Una Recensione di “Storia di un padre illegittimo” di Ivan Schena

L’esperienza di essere figlio non è una scelta; si è figli anche quando un genitore, o entrambi, rifiutano il proprio ruolo. Per loro, il figlio è un peso, una spina nel fianco. Eppure, egli è l’immagine di entrambi, portando in sé il desiderio di un legame mancato, di un affetto negato. Il vuoto lasciato dall’assenza, il tempo perduto, rappresentano ferite profonde che segnano la sua esistenza. Nasce così un desiderio ardente di superare le aspettative dei genitori che lo hanno abbandonato, di dimostrare la propria superiorità morale, di costruire un futuro che contraddica il loro fallimento. Si trova di fronte a un bivio: inseguire una speranza talvolta illusoria, oppure affrontare la realtà dell’abbandono senza rimpiangere il passato. La vita gli ha rubato gioie profonde, spezzandogli il cuore, ma lui, con la precocità di chi matura troppo in fretta, si costruisce un’identità forte e indipendente. Diventa tutto ciò che avrebbe potuto essere con il sostegno di un genitore presente, con l’amore incondizionato che gli è stato parzialmente negato. In “Storia di un padre illegittimo”, Ivan Schena narra la commovente storia di un giovane che incontra il padre a diciassette anni, un incontro che sancisce la fine di un lungo periodo di incertezze e crolli emotivi. L’arrivo del padre, burbero, egoista e dispregiativo, non spezza lo spirito del protagonista. Egli trasforma la sofferenza in forza interiore, mantenendo la gentilezza e l’amore nel cuore, grazie all’amore e all’affetto materno che hanno riempito il vuoto lasciato dal padre. La prosa è delicata, la narrazione evocativa, coinvolgendo il lettore in un’esperienza profondamente emozionante e realistica.