Il Grande Fratello VIP: un palcoscenico per marionette e burattinai

Prima dell’avvento della radio e della televisione, il teatro di strada tramandava storie, costumi e tradizioni, un’arte che la modernità ha in gran parte cancellato. Si utilizzavano attori in carne e ossa o marionette per insegnare ai giovani ciò che era considerato positivo o negativo. Oggi, la televisione, con programmi come il Grande Fratello VIP, occupa questo spazio. Analizzando tali programmi, si possono osservare interessanti dinamiche antropologiche e casi umani degni di studio. A prescindere dal successo del format (argomento che approfondirò in seguito), vorrei focalizzarmi sulle nuove figure definite VIP. Indipendentemente dalla mia conoscenza personale di questi personaggi, mi domando se la notorietà sia una benedizione o una condanna. Ascoltando una concorrente che ambisce a condurre programmi di talent show piuttosto che reality, mi sono interrogato sul ragionamento umano. La sua visione del mondo sembra limitata a queste due tipologie di conduzione, semplificando eccessivamente un mestiere complesso e sfaccettato. Lei stessa sostiene che questo le consentirebbe di condividere emozioni, risate e momenti difficili con i partecipanti. Questa ingenua visione mi ha commosso e mi ha fatto pensare che forse questa persona non ha mai avuto contatti con persone fragili, disabili, ex detenuti o vittime di abusi. È una triste, dolce ingenuità, considerando che il suo ruolo è quello di raccontare aspetti della nostra società. Da un punto di vista sociologico e antropologico, questo evidenzia come la televisione offra alla nuova generazione opportunità facili e immediate. Vorrei invitare questi nuovi VIP ad intraprendere un percorso di formazione, a coltivare la propria conoscenza e coscienza. Queste giovani personalità, apparentemente vuote, hanno il compito di rappresentare la realtà e il costume sociale ai giovani telespettatori. Se non si assumono questa responsabilità, che lo facciano i loro “burattinai”. Purtroppo, come nel mondo del lavoro, anche in televisione, c’è una scarsa meritocrazia: più vuoto è il personaggio, più spazio occupa. Avanti i prossimi.

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