Le sorelle Iezzi hanno incantato il pubblico di Villa Ada con un’esibizione memorabile all’aperto, sotto il cielo romano. Il loro spettacolo, parte del festival “Villa Ada Est”, ha sapientemente intrecciato nostalgici ricordi con vibrazioni moderne. Sul palco rotondo, illuminate da luci sceniche e proiezioni di immagini vintage e videoclip, Paola & Chiara, accompagnate da un impeccabile corpo di ballo diretto da Luca Tommasini, hanno offerto una performance sensuale e coinvolgente. Le loro voci, precise e armoniche, hanno creato un ponte tra l’energia degli anni 2000 e la modernità del presente. L’esibizione ha toccato temi importanti, a partire dalla battaglia per i diritti LGBTQ+, iniziata con “Viva el amor” al Gay Pride di Milano nel 2001 e culminata con “Furore” al Pride di Roma. “Allora si parlava di gay, ora si usa una parola che unisce tutti: sono stati fatti passi da gigante, voi siete la prova che l’amore non si ferma”, hanno dichiarato, sottolineando la loro adesione al progresso sociale. Il loro ultimo album, “Per sempre”, è stato il filo conduttore della serata, con brani riarrangiati che fondono testi classici con melodie moderne. Il concerto ha spaziato tra momenti di pura euforia dance, con successi latini come “Festival”, “Lambada” e “Vamos a bailar” (in scintillanti abiti Dolce & Gabbana), e momenti più intimi e riflessivi, dedicati al cambiamento (“Cambiare pagina”), alla resilienza (“Mare Caos”) e all’amore incondizionato (“A Modo mio”). Quest’ultima canzone, particolarmente cara all’ospite Chiara Francini (che ha ricordato il loro prossimo appuntamento a Drag Race Italia), ha commosso il pubblico. L’affetto dei fan è stato palpabile: urla, luci degli smartphone (soprattutto durante “Milleluci”) e doni, tra cui un cartonato di Jason Momoa, il “crush” di Chiara, hanno completato una serata indimenticabile. Paola & Chiara hanno così dimostrato di essere ancora sulla cresta dell’onda, coniugando nostalgia e innovazione, un connubio di cui l’Italia ha grande bisogno. *Scaletta Tour “Per sempre”* *Foto di Alessandro Ruffolo*
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