Il malcontento di una generazione: tra aspettative e realtà

Il disagio interiore nasce dall’incapacità di agire, un blocco spesso radicato in emozioni represse. La nostra epoca, segnata da progressi tecnologici senza precedenti, ha alimentato aspettative irrealistiche. Chi ha superato i quarant’anni ha assistito a una trasformazione epocale, passando dall’era analogica all’iperconnessione digitale. Abbiamo creduto di poter realizzare ogni sogno, convinti che il progresso avrebbe risolto ogni problema. L’aspettativa di vita si è allungata, la salute è diventata un diritto, ma la fede nella provvidenza sembra scemare. Ci affidiamo a sistemi e istituzioni, spesso percepiti come inadeguati, alimentando un senso di sfiducia e risentimento. La responsabilità si trasferisce sugli altri, generando frustrazione e incapacità di assumersi il peso delle proprie azioni. Il disimpegno diventa un rifugio, la realtà è osservata con distacco, come se fossimo spettatori passivi di un film. La critica si concentra sull’esterno, trascurando la possibilità di crescita interiore. Si giudica chi è diverso, si alimenta la polarizzazione, in un circolo vizioso di accuse e rancori. Il successo, inteso come apice di una scala sociale, diventa il parametro di misurazione del valore individuale, generando invidia e competizione. L’apparenza prevale sulla sostanza: la chirurgia estetica, la ricerca spasmodica di un corpo “perfetto”, il ricorso alla raccomandazione. L’invecchiamento diventa un nemico, e con esso la rassegnazione alla mediocrità o la rabbia per i traguardi mancati. Ma la vera frustrazione nasce dall’inautenticità, dalla discrepanza tra chi siamo e chi vorremmo essere. Ci illudiamo di avere più di quanto possediamo, dimenticando la gratitudine per ciò che abbiamo. La vita, così come è, non è mai sufficiente; il mondo deve cambiare, ma non noi. Questo disagio mi accompagna, un senso di insoddisfazione che poi riesco a mitigare con un atto di fede: accettare ciò che la vita mi riserva, con fiducia nelle leggi naturali. Anche l’elemento più insignificante contribuisce alla bellezza del tutto. Ogni cosa ha un senso, e io, così come sono, con i miei limiti e le mie imperfezioni, ne faccio parte.