Un’ombra letale su San Benedetto del Tronto

Un’ombra letale su San Benedetto del Tronto

Il terrore avvolge come un’oscura coltre notturna, soffoca se non si trova subito un appiglio emotivo, lasciando senza respiro e paralizzando la lingua. L’istinto di sopravvivenza, però, affila i sensi, aguzzando lo sguardo in cerca di risposte. È fondamentale mantenere la lucidità, impresa ardua quando si è intrappolati, perché la debolezza è un vantaggio per i malintenzionati. Lo sguardo si sofferma sul passato, sulla quiete che precedeva il pericolo. Alcuni non hanno nemmeno il tempo di ricordare: il buio li avvolge, cancellando ogni cosa. Assassini e criminali rimangono invisibili, mimetizzati tra la folla, insospettabili. La loro strategia è confondersi, sparire, rendendoli per questo ancora più pericolosi. I loro piani spesso ingannano anche gli inquirenti più esperti, il male che li alberga si cela sotto le apparenze più semplici. In “La pistola senza nome” di Remo Croci, il lettore si immerge in una serie di omicidi, in cerca di risposte su chi e perché ha eliminato le diverse vittime. A San Benedetto del Tronto, nelle Marche, il mistero dell’arma del delitto, una pistola, tormenta Lampo, un insegnante in pensione dotato di un innato talento investigativo. A lui si rivolgono coloro che desiderano far luce su casi irrisolti. L’investigatore privato non si fida delle indagini superficiali dei carabinieri, guidati dal maresciallo Peluso, più interessato all’apparire che alla verità. Lampo, invece, scava a fondo, scoprendo ciò che altri hanno trascurato per negligenza o superficialità. Fa domande, raccoglie informazioni, mezze verità, smaschera bluff e sospetti, seguendo la pista insanguinata di una pistola. La scrittura è pulita e raffinata, la narrazione limpida in ogni dettaglio. Questo romanzo noir è ben costruito, i colpi di scena accuratamente dosati, creando una suspense crescente che cattura il lettore fino all’ultima parola.