L’ossessione del passato: una recensione di “Necro” di Simone Gennai

Il passato, immutabile, si staglia nell’orizzonte del futuro. Tuttavia, la mente umana talvolta lo manipola, tentando di rianimarlo, di restituirgli un’esistenza fittizia. L’ossessione deforma la percezione del tempo, cristallizzando il pensiero su un singolo punto, fino a una liquefazione mentale. Il risultato è un martellamento incessante, che può condurre alla follia. Questo accade soprattutto in seguito a traumi indicibili, dolori strazianti, perdite irreparabili. Ci aggrappiamo allora a ciò che è stato, cercando di riscrivere la storia, di alterarne il principio e la fine. Vogliamo demolire il passato per ricostruirlo a nostro piacimento, in una disperata ricerca di un cambiamento illusorio. La mente diventa strumento di una questua vana, un’ossessione che ci spinge a errori, nella convinzione che la riparazione, la sistemazione, porterà appagamento. In realtà, si tratta di un chiodo fisso, di un’inutile pretesa di riportare ordine nel caos, di cancellare ciò che ha distrutto la nostra vita. Possiamo alimentare la rabbia, bramare vendetta, autoflagellarci col senso di colpa, ma non possiamo resuscitare il passato. Al più, troveremo una pace a metà, lacerata da momenti di profonda sofferenza. In “Necro”, Simone Gennai ci immerge nella punizione inflitta a menti assetate di potere, corrotte dalla mancanza di freschezza, candore e innocenza. Ricatto e vendetta sono le armi per accedere a una verità mascherata, un teatro di clamori e pochi sprazzi di chiarezza. Il silenzio, invece, è lo strumento di chi insabbia verità sconvolgenti, conducendo una vita all’ombra del sospetto. Mauro Verniano, un procuratore palermitano, combatte questo silenzio, in cerca di uno stimolo vitale, di una ragione per esistere. Più di chiunque altro, egli necessita di conoscere il nome che ha causato la frattura, l’ossessione che lo tormenta. L’arresto del boss Spaturno, latitante da anni, apre scenari inimmaginabili, in una trama che si dipana tra Palermo e Firenze, città che celano segreti e nefandezze. Il romanzo è crudo, di forte impatto emotivo. Ci addentra nelle stanze degli orrori, nella mente frantumata e ossessiva del protagonista, e in quella fredda e calcolatrice di chi manipola persone e situazioni per i propri scopi. La scrittura di Gennai è straordinaria; uno stile narrativo potente, che cattura il lettore fino all’ultima pagina, senza lasciare spazio a respiro.