Donatella Rettore su Rai2: un’uscita infelice che solleva interrogativi sulla libertà di parola

Donatella Rettore su Rai2: un’uscita infelice che solleva interrogativi sulla libertà di parola

Oscar Wilde, con la sua proverbiale arguzia, osservò oltre un secolo fa: “Ci sono persone che sanno tutto, e purtroppo è tutto quello che sanno”. Questa frase, purtroppo attuale, riflette la contraddizione tra un mondo in continua evoluzione e la lentezza con cui alcuni individui si adeguano. L’apparizione di Donatella Rettore a “Belve”, programma Rai2 condotto da Francesca Fagnani, ne è un esempio lampante. Mentre il programma si propone di dare voce a donne che hanno superato le difficoltà imposte da una società maschilista, l’intervento della cantante ha generato un’ondata di sconcerto. Le sue dichiarazioni, tra cui l’uso di epiteti offensivi nei confronti di omosessuali e persone di colore, hanno suscitato indignazione. Rettore ha giustificato l’uso di tale linguaggio sostenendo che il politicamente corretto sia ipocrita e limitante, aggiungendo che il significato dipende dall’intenzione. La conduttrice ha tentato di farle cambiare idea, ottenendo solo una risposta che ha definito la richiesta di cambiare parole come un “escamotage democratico-cristiano”. Questo episodio solleva interrogativi complessi sulla libertà di espressione e sull’accettabilità sociale di certi discorsi d’odio. La violenza verbale, come quella fisica e psicologica, merita condanna, indipendentemente dalle motivazioni. Come può un’artista di fama internazionale ignorare il potenziale danno inflitto dalle sue parole? La questione è tanto più grave quanto più la sua affermazione viene amplificata da un programma televisivo di ampia visibilità. La perplexità rimane: come conciliare la libertà artistica con il rispetto della dignità umana?