Frasi da evitare con una neomamma: un’esperienza personale

Il parto, un’esperienza intensa, carica di dolore e gioia. Una neomamma merita celebrazioni, per aver affrontato un momento così trasformativo. Due anni fa, ho vissuto un parto cesareo programmato, un’esperienza indimenticabile, ma anche fonte di commenti sgradevoli. Ricordo ancora la frase: “Un cesareo? Allora non hai veramente partorito”. Come se l’incisione addominale, i dolori lancinanti e l’impossibilità di accudire adeguatamente mia figlia a causa del dolore e del catetere, non fossero parte integrante del parto stesso. Il metodo non conta: ho messo al mondo mia figlia, e questo è ciò che importa. Queste parole, pronunciate nel momento di maggiore vulnerabilità, mi hanno ferita profondamente. Altri commenti offensivi sono stati “Non allatti? Tua figlia crescerà senza anticorpi!” o “Chiedi consigli? Sei insicura!”. Ho allattato per 40 giorni, ma poi, per diversi motivi, ho dovuto interrompere. Sentirmi dire che mia figlia si sarebbe ammalata di più a causa mia mi ha causato inutili sensi di colpa. Era una situazione che non potevo controllare. Mia figlia, cresciuta con latte artificiale, si ammala come tutti i bambini. E perché, poi, dovrei vergognarmi di chiedere consigli sullo svezzamento o sull’alimentazione? Chiedere aiuto non è sinonimo di insicurezza, anzi, dimostra forza e la consapevolezza dei propri limiti. E infine, il commento più crudele: “Hai partorito, ma ti è rimasta la pancia”. Il corpo cambia con la gravidanza, l’aumento di peso è fisiologico, e la sua perdita richiede tempo e pazienza, senza l’ansia di dover rispondere a canoni estetici imposti. Non sono ancora tornata al peso di prima, e va benissimo così. La salute e il benessere interiore sono prioritari. A volte, la pancia post-parto è legata a patologie come la diastasi addominale, che non merita commenti offensivi. Il peggio è che queste parole sono giunte da altre donne. Dovremmo sostenerci a vicenda, creare una rete di supporto, invece spesso ci troviamo a combattere contro la mancanza di empatia tra donne. L’8 marzo, Festa della Donna, dovrebbe essere un momento di reciproca celebrazione, non di invidia e competizione. Coltivo la speranza che un giorno ci si renda conto che una neomamma ha bisogno di serenità e comprensione. Mettiamoci nei panni degli altri prima di parlare. Auguri a tutte le donne.