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Il film che ha vinto TUTTO: Everything Everywhere All at Once | RECENSIONE

Quest’anno la notte degli oscar non ha fatto altro che stupirci e regalarci emozioni. Il super favorito Everything Everywhere All at Once della coppia di registi Daniel Kwan e Daniel Scheinert vince ben 7 statuette su 11 nomination nella notte più famosa e seguita del cinema hollywoodiano. Oltre a vincere il premio più prestigioso come Miglior film, la comedy americana si porta a casa anche le statuette per Miglior attrice per Michelle Yeoh, migliori registi e migliore sceneggiatura originale per i Daniels, miglior editing, e poi miglior attrice non protagonista per Jamie Lee Curtis e miglior attore non protagonista per Ke Huy Quan. Insomma un vero e proprio successo, che va oltre le aspettative e scavalca tutti gli altri film in gara come The Fablemans di Steven Spielberg con le sue 7 nomination. Ma cosa c’è dietro il film pigliatutto? Scopriamolo insieme.

La trama di Everything Everywhere All at Once

Il film è ambientato in un universo multidimensionale dove esistono diverse realtà e più versioni di noi stessi. La protagonista è Evelyn Wang, un’immigrata cinese trasferitasi negli Stati Uniti con il marito Waymond con il quale gestisce con fatica una lavanderia a gettoni.

Scena tratta dal film Everything Everywhere All at Once

Evelyn tra lavoro e tensioni familiari con il marito e la figlia Joy, si sente sotto pressione e non sa bene come affrontare diverse situazioni che sembrano al di fuori del suo controllo. Da una parte abbiamo il marito, una persona giocosa e infantile che fa fatica a farsi notare e apprezzare da Evelyn e che per mettere alla luce il rapporto inesistente tra lui e la moglie, decide drasticamente di presentare le carte del divorzio. Poi abbiamo la figlia Joy che ha problemi di autostima e non si sente del tutto accettata dalla madre per il suo rapporto con la ragazza Becky. E infine abbiamo il padre della protagonista, un anziano signore che per il suo compleanno decide di far visita alla figlia nonostante l’abbia allontanata e criticata per il suo matrimonio con Waymond.

Ad un certo punto Evelyn, durante un incontro con un’ispettrice dell’IRS (Internal Revenue Service) viene contattata da un’altra versione di suo marito, chiamato “Alpha Waymond”, proveniente da un altro universo chiamato “Alphaverse”. Alpha Waymond le spiegherà che la realtà in cui viviamo è composta da miliardi di universi diversi tra di loro che si creano sulla base delle nostre scelte dove in ognuno di essi esiste una versione differente di noi. Alpha Waymond le spiegherà poi che tutti gli universi, compreso il suo, sono minacciati da Jobu Tupaki che è la versione Alphaverse della figlia Joy.

Questo è l’incipit del film e che dà il via a tutta una serie di assurdità che porteranno Evelyn ad essere l’eroina che non si sarebbe mai aspettata diventare.

Il multiverso in Everything Everywhere All at Once

Già alcuni film come Spider-Man: Into the Spider-Verse o Mr Nobady avevano esplorato il tema del multiverso. A mio parere Everything Everywhere All at Once ci mostra qualcosa in più. Il multiverso esiste grazie alla miriade di possibili scelte e avvenimenti che possono accadere nel corso della nostra esistenza e non c’è nessuna limitazione a questo. Dall’universo dove non esistono più persone bensì sassi, o dove le dita delle mani diventano degli hot dog, il film mostra tutte le assurdità possibili senza paura di sembrare ridicolo o troppo assurdo anzi, ci mostra proprio tutto, forse con il prezzo di sembrare caotico, ma gli spettatori non possono fare altro che rimanere a bocca aperta. Questi scenari ovviamente rappresentano la chiave comica del film. Essendo tutto così fuori dagli schemi, movimentato, colorato e originale, si mette in scena qualcosa che a mio parere non si è mai visto prima. 

Il multiverso non solo fa da sfondo comico ma è anche alla base di tutta la trama del film e smuove i personaggi, mettendoli a confronto con se stessi, o meglio con la migliore e peggiore versione di loro stessi. Vediamo Evelyn all’inizio del film che si trova in difficoltà sia con il lavoro che con le relazioni familiari. Scopriremo in seguito come tutta una serie di scelte l’hanno portata a fare diverse rinunce, a scegliere una vita in cui non viene espresso tutto il suo potenziale. Il confronto e la conoscenza con le sue altre personalità la porteranno non solo a diventare l’eroina della storia ma anche a prendere coscienza della sua realtà e ad apprezzare quello che ha che sono alla fine i rapporti con la sua famiglia e non solo. 

I legami familiari in Everything Everywhere All at Once

Everything Everywhere All at Once ha saputo regalarci qualcosa di unico e mai visto prima. Una serie di scenari totalmente originali e così assurdi da lasciare lo spettatore a bocca aperta, restando però ancorato a qualcosa che conosciamo bene ma che allo stesso tempo sono difficili da capire: le relazioni umane.

Centrale è infatti il rapporto familiare e i legami (complicati) che vengono mostrati tra i personaggi. C’è la relazione tra Evelyn e il marito Waymond, un rapporto d’amore nato dal sogno americano di due immigrati che volevano semplicemente vivere la propria vita nonostante le difficoltà e la disapprovazione del padre di lei. Quell’amore si sembra quasi affievolito, schiacciato da tutto il resto che fa dimenticare alla protagonista il perché sia nato quella storia d’amore. E poi c’è il rapporto tra Evelyn e la figlia, fatto di critiche, di parole e frasi a metà che rendono Joy disillusa e rassegnata. Quest’ultima è quasi del tutto convinta che il rapporto tra lei e la madre sia irrecuperabile. 

Il senso delle nostre scelte in Everything Everywhere All at Once

In Everything Everywhere All at Once, vediamo punti di vista diversi dei  personaggi principali che sono mossi da queste paure e preoccupazioni che sembrano incontrollabili. Ed è in questo contesto che emerge il tema scelte. Davanti alla miriade di possibilità e realtà, tutto può sembrare senza senso, dove non vale la pena affrontare certe decisioni ed è proprio tutto ciò che sostiene l’antagonista del film Jobu Tupaki. Tuttavia, anche se le dinamiche del multiverso sono magari al di fuori del nostro controllo, Evelyn alla fine del film ha un’evoluzione. La protagonista apre gli occhi sulle persone che ha di fronte a sé e si rende conto che il controllo ce l’ha sulle proprie azioni e sul rapporto che sceglie di avere con i propri cari. 

Alla fine della storia, è Evelyn a scegliere di fare pace con la figlia Joy e di ricucire il rapporto, è lei alla fine a decidere di rivelare la relazione di Joy e Becky a suo padre. E in conclusione è sempre lei che decide di non rinunciare alla relazione con il marito Waymond. 

Scena tratta dal film Everything Everywhere All at Once

Un film che non solo ha tutto quello che non mi aspettavo di vedere, ma che ha anche alla base un forte messaggio morale. Non tutto è come sembra e i rapporti con gli altri sono ciò che ci rende forti.

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