“Anime slave” di Tessa Rosenfeld | RECENSIONE
Va come deve andare. Per chi non ha ambizione, il futuro è uguale all’oggi. Una ballata di ricordi che si ingoiano per non uscire fuori scena. È un po’ come avere i muscoli contratti nell’attesa di un cambiamento. Quando mastichi ritagli di un’esistenza che non c’è più, ti si arroventa la lingua. Avresti potuto dire tante cose, al momento giusto, ma hai preferito tacere, incassando parole, fatti e memoria. Strappi le lacrime, di sorrisi ne hai esibiti pochi. Ricordi i giorni buoni e quelli amari. Con il tempo comprendi appieno la sfrontatezza che ha reso audaci coloro che hanno il tuo stesso sangue. Cerchi la luce attraverso le ombre. I significati degli sguardi, chiari come inchiostro, bloccano in gola quella verità che, se pronunciata, spaventa e confonde. Ti senti un viticcio. Ti attacchi alla famiglia quando va per i fatto suoi. Le tracce, le discendenze, restano. Raccontano più di quanto si possa dire e immaginare. Il passato diventa catino d’acqua. Serve per dare freschezza a ciò che rimane. Non si possono scrollare le spalle sollevando il peso delle proprie ore. Eredità, talento, natali blasonati, possono ridursi a niente, se ci si lascia cadere come cose inutili. Accogliere e sciogliere l’abbraccio della propria famiglia significa vedere la luna anche quando sembra sbeccata, a metà. Il resto te lo tieni stretto. L’ardore delle parole diventa più intenso se a guidarlo c’è voluta la distanza. I pensieri, poi, riemergono prepotenti. Li senti sottopelle e, alla fine, sai darti delle risposte.
In Anime slave di Tessa Rosenfeld entri nella vita di una madre talentuosa che si sfascia da sola, di una nonna autoritaria e razzista e di una bambina che si trova tra due fuochi. Si tratta di una famiglia cosmopolita con discendenti e amicizie importanti tra artisti, intellettuali, titoli nobiliari. Essere figli d’arte può essere un peso. Si viene risucchiati dalla personalità di vite troppo ingombranti. La scrittrice racconta di sé, della nonna moscovita e della mamma italo-russa. Dei fasti, degli splendori vissuti e degli schiaffi che la realtà distribuisce a chiunque, nessuno escluso. L’autrice ne fa una storia schietta e senza filtri, passando per una trama interiore.
Il romanzo è meraviglioso. La narrazione è di forte impatto, sfuma i contorni dell’emotività. Abita le parole, Tessa Rosenfeld. La prosa è ruspante, sincera, dissacrante, irriverente.