Un Film Girato in Lockdown: Intervista a Nicolas Vaporidis

“Dieci anni fa sarebbe stato inconcepibile, oggi invece abbiamo realizzato un film completo, con una fotografia e un’illuminazione coerenti. Pensare che sia stato girato con i telefonini è straordinario, quindi devo complimentarmi con il direttore della fotografia.” Così inizia la nostra conversazione con Nicolas Vaporidis, interprete di “Il cinema non si ferma”, uscito il 18 marzo su Rai Cinema Channel, in occasione della Giornata del Ricordo delle Vittime del Covid. Diretto da Marco Serafini e ideato da Ruggero De Virgiliis nel marzo 2020, durante il primo lockdown, “Il cinema non si ferma” è il primo lungometraggio non documentario al mondo girato interamente in smart-working, sicuramente il primo in Italia, attualmente candidato ai David di Donatello. Girato nelle case degli attori con i loro smartphone, il film vanta un cast stellare che ha lavorato a titolo gratuito: da Maria Grazia Cucinotta (nei panni di un’insegnante) a Nicolas Vaporidis (nel ruolo di un sacerdote), Karin Proia, Remo Girone, Jane Alexander, Kaspar Capparoni, Giulia Anchisi, Paola Lavini, Francesco Foti, Margot Sikabonyi, Ignazio Oliva, Maria Laura Moraci, Lavinia Longhi e Fabio Ferraro, con le voci narranti di Luca Ward e Roberto Chevalier. Nicolas, “Il cinema non si ferma” è anche grazie a questo splendido progetto a cui lei e i suoi colleghi avete partecipato per sostenere il Dipartimento di Protezione Civile. Il progetto è nata come reazione a una situazione drammatica, non solo per il blocco delle attività, ma anche per il disagio emotivo. Improvvisamente, il futuro sembrava incerto e la tristezza prevaleva. A distanza di un anno, la situazione non è cambiata poi così tanto, ma la nostra risposta (almeno nel nostro settore) è stata quella di reagire, continuando a fare il nostro lavoro, ovvero intrattenere. Un film girato interamente da casa: impensabile fino a pochi anni fa, vero? È stato sicuramente un esperimento, perché il cinema non può improvvisamente diventare un’attività esclusivamente telefonica. Ma dieci anni fa sarebbe stato inimmaginabile, oggi invece abbiamo realizzato un film a tutti gli effetti, con una fotografia e illuminazione coerenti. Girarlo con i cellulari è incredibile, quindi i miei complimenti vanno al direttore della fotografia. Per me è stata un’esperienza divertente: ero solo a casa e ho fatto tutto da solo, fungendo da macchinista ed elettricista, mettendo insieme le conoscenze acquisite in vent’anni di carriera. È stata anche una spinta a reagire emotivamente; forse non cambierà molto, ma è stato uno stimolo importante. Nel film interpreta un sacerdote. Ci racconti qualcosa di più. Sono un prete che inventa confessioni via Skype. Durante il lockdown, il mio personaggio (apparentemente un prete), confessa le persone e riceve donazioni online. Un po’ come un e-commerce, ma invece di acquistare un prodotto, si acquistano, ad esempio, dieci Ave Maria e si ottengono l’assoluzione dai propri peccati. Il bello di questo film è che non racconta a posteriori gli eventi, ma cattura quel momento e le sensazioni provate, sia come attore che come essere umano. Uno spaccato di vita in diretta. Se il film riflette le sensazioni provate allora e ancora oggi, quali erano le sue? Onestamente, non so quanto cambierà. Temo che sia irreversibile, un punto di non ritorno. È impensabile restare isolati, questo è certo. “Il cinema non si ferma” è anche un modo per reagire a una situazione inizialmente meno consapevole rispetto ad oggi. Oggi siamo più lucidi e speriamo di poter tornare a lavorare. Cinema o teatro? Cosa ruba il cuore di Nicolas? Entrambi, sono gemelli inseparabili. Il cinema è una macchina che racconta favole, storie che possono cambiare la vita. È accessibile a tutti. Il teatro è tradizione, millenaria, e la tradizione va vissuta nello stesso spazio fisico. È un’esperienza indimenticabile, e spero che possa ripartire in sicurezza al più presto. Credo che sia quello che sta soffrendo di più, ed è quello che mi manca di più. Prima di salutarla e ringraziarla per la sua presenza, le chiedo: perché sui suoi profili social c’è una foto del Circeo? C’è un mistero che avvolge Nicolas, come la maga Circe nascosta dietro la montagna? Il Circeo è il mio luogo del cuore. Ho trascorso tutte le mie estati lì, e ci torno ogni volta che posso, perché ho tanti ricordi legati alla spensieratezza dell’infanzia e dell’adolescenza. Sono state estati felici, e mi ritengo fortunato. Trascorrere il lockdown lì sarebbe stato bellissimo, soprattutto ora che il lungomare è deserto e ci si sente padroni del luogo.