La morte di Willy Monteiro Duarte: un’ingiustizia inaccettabile
Il film “Il Miglio Verde” ritrae magistralmente la sofferenza di un innocente condannato. John Coffey, interpretato da Michael Clarke Duncan, esprime un profondo dolore per la malvagità umana, un dolore che risuona con la tragica storia di Willy Monteiro Duarte. Willy, un giovane capoverdiano di 21 anni, ha perso la vita difendendo un amico da un atto di violenza inaudita. La sua unica colpa è stata la generosità, l’impegno a soccorrere chi era in difficoltà.
Viviamo in una società che sembra aver smarrito il senso di umanità, un luogo dove l’odio e la violenza dilagano, dove la diversità è fonte di discriminazione. Troppo spesso si assiste all’indifferenza, alla passività di fronte all’ingiustizia, ad un silenzio assordante che permette a comportamenti violenti di proliferare impuniti. Si favoriscono modelli negativi, si trasmettono esempi distorti alle nuove generazioni.
La vicenda di Willy evidenzia questo preoccupante degrado morale. Quattro individui, già noti per la loro aggressività, hanno scaraventato la propria rabbia su un’anima innocente. Stranamente, a questa tragedia non è seguita la solita condanna mediatica, il flusso di indignazione che di solito travolge i colpevoli di simili crimini. Forse ciò dipende dalla sua origine immigrata, oppure dall’assuefazione alla violenza, un’indifferenza che quasi banalizza l’accaduto. Si potrebbe immaginare una reazione politica diversa se la vittima fosse stata di un’altra nazionalità, se il ruolo si fosse invertito.
Le dichiarazioni dei familiari degli indagati, che hanno minimizzato l’accaduto, definendolo un semplice “incidente”, sono agghiaccianti. Sono altrettanto irritanti le considerazioni su quanto Willy fosse integrato, diplomato, un bravo ragazzo. Indipendentemente dal suo background, la sua vita è stata spezzata ingiustamente.
A questi assassini, a questi vili, senza anima e senza Dio, che si accusano a vicenda per sottrarsi alle proprie responsabilità, non può che andare il nostro disprezzo più assoluto. Ci si aspetta che ricevano una punizione esemplare, un ergastolo che, però, appare ancora insufficiente. Nella triste realtà, affidarsi alla giustizia è, purtroppo, un’utopia.
