Il Sogno di Linette

È facile perdersi, smarrirsi in se stessi. La vita riserva eventi sconvolgenti, improvvisi, capaci di travolgere e lasciare senza respiro. Se la forza viene meno, ci si abissa nell’oscurità, fragili come piume. Si può arrivare a credere che la vita ci abbia voltato le spalle, spingendoci su sentieri sbagliati, che lasciano cicatrici profonde e aggravano la caduta. Ci si ritrova sprofondati nella palude, inzuppati di fango. All’inizio, si lotta contro le difficoltà di un’esistenza sempre più precaria, poi, l’intollerabile puzzo di una vita che si disgrega senza speranza diventa insopportabile. Eppure, in quel fango, si avverte un soffio di cambiamento, un’esortazione a risalire la china. Quando si comprende appieno la gravità delle proprie scelte discutibili, ci si aggrappa a quella speranza per rialzarsi. Ci si rimette in piedi, e se si è dovuto pagare il conto con la giustizia, si impara a riconoscere i pericoli e a evitarli. I pericoli hanno un nome, un volto, un codice, un avvertimento. Ignorarli o affrontarli illudendosi di migliorare o, peggio, di fuggire dalla propria vita, è un errore imperdonabile. In questa storia, sospesa tra realtà e premonizioni quasi soprannaturali, si percepisce un tocco leggero ma fermo, una mano tesa a tirarci fuori dall’ombra. A Lambrate, nella periferia milanese, una donna viene ritrovata senza vita sotto un viadotto. Le indagini iniziano. Il commissario Perego, meticoloso, segue ogni pista, e l’incontro con la giovane Linette gli rivela il vero filo conduttore. La scrittura è limpida, la narrazione scorre fluida. I colpi di scena sono dosati con maestria, evitando qualsiasi pesantezza. Un romanzo riuscito, ricco di spunti e di grande efficacia.