Laura Pausini: Un Viaggio Introspezivo tra Trionfi e Riflessioni

Come sarebbe cambiata la vita di Laura Pausini se il destino avesse intrapreso un corso diverso? Questa riflessione è al centro del suo primo film, “Piacere di conoscerti”, un progetto Amazon Original italiano. Ideato dalla cantante stessa e realizzato in collaborazione con Ivan Cotroneo e Monica Rametta, sotto la supervisione creativa di Francesca Picozza e con la fotografia di Gherardo Gossi, il documentario ibrida narrativa e biografia, esplorando un “e se…?” esistenziale. In circa 90 minuti, il film intreccia realismo vivido, con dettagli autentici e momenti chiave della carriera di Pausini, a una struttura narrativa fluida, guidata dalla voce fuori campo e dall’esplorazione di due realtà parallele. La sceneggiatura esplora eventi cruciali, come la chiamata a Sanremo durante gli anni scolastici e le notti dedicate allo studio. Un punto focale è la domanda: cosa sarebbe successo se non fosse stata scelta per Sanremo nel 1993? Pausini immagina una vita alternativa, con una carriera musicale relegata a serate in un locale di famiglia, dopo una giornata lavorativa in un negozio di ceramiche o, forse, nel campo dell’architettura, sua antica passione. Questo percorso ipotetico, condiviso da milioni di persone, sottolinea l’importanza della realizzazione personale e il rispetto per le proprie passioni, rifiutando la visione di queste come semplici alternative di ripiego.
Oltre a questo scenario immaginario, il film mostra con coraggio il lato meno noto della fama. Pausini condivide con sincerità le sue esperienze, dalle relazioni familiari e amicali alle fragilità più profonde, dalla paura della separazione dai suoi cari agli esordi musicali, dalla solitudine sentimentale dopo il successo iniziale alla maternità e le relative responsabilità. Questi messaggi autentici risuoneranno con un vasto pubblico. Un concetto centrale è la “cultura della sconfitta”. Pausini non si autocelebra, ma mostra pazienza e impegno, in contrasto con la cultura dell’apparenza e del successo immediato, citando anche la mancata vittoria dell’Oscar nel 2021 per “Io sì” come insegnamento prezioso. La cantante, inizialmente scettica verso un progetto potenzialmente autoreferenziale, ha trovato ispirazione in una semplice domanda: come sarebbe stata la mia vita senza un evento cruciale, come la partecipazione a Sanremo? Questa riflessione introspettiva, intensificata dal lockdown, ha portato a un’analisi catartica del suo percorso, confrontando la realtà con le possibilità alternative. Con l’aiuto di Cotroneo, Pausini ha trascorso quasi un anno con la troupe cinematografica, condividendo spazi e ricordi personali per creare un mondo alternativo coerente. Il risultato non è un capriccio, ma il frutto di un’accurata cura dei dettagli, secondo la stessa artista. Da sempre circondata dall’arte – dall’architettura alla musica paterna – Pausini ha sempre coltivato le sue passioni con ostinazione, anche grazie al suo segno zodiacale, il Toro. Il film evidenzia il contrasto tra l’ingenuità dei suoi esordi, con l’entusiasmo per i “gasamenti” delle proprie passioni e la frenesia della fama contemporanea. L’eredità paterna, che trasformò la casa in un fan club, ora un museo familiare, permea il racconto. Il docufilm si conclude con la riflessione sulla sconfitta agli Oscar, vista da Pausini come una vittoria, un insegnamento per la figlia Paola: “Non siamo mai stati educati alla sconfitta”. Sebbene il forte legame con la figlia abbia influenzato le scelte artistiche di Pausini, la cantante ha saputo gestire queste sfide, promettendo un futuro ricco di nuovi progetti creativi.