La pandemia, l’insensibiità e l’irresponsabilità: un aprile senza sorrisi

La pandemia, l’insensibiità e l’irresponsabilità: un aprile senza sorrisi

Aprile, tradizionalmente un mese di scherzi e risate, quest’anno, come il precedente, è segnato dall’ombra della pandemia. La crisi sanitaria globale, lungi dall’attenuarsi, ci impedisce ogni celebrazione, persino le festività pasquali. L’umorismo è un lusso che in questo momento non possiamo permetterci. Sembra che nemmeno alcuni personaggi pubblici, che potremmo definire “influencer” o “vip del momento”, abbiano appreso la lezione. L’esperienza comune della pandemia dovrebbe insegnarci l’uguaglianza di fronte alla sofferenza, ma la realtà ci dimostra il contrario. La recente pubblicazione su social media di una foto di Gianni Morandi in ospedale, con la didascalia “arriva sempre un momento in cui abbiamo bisogno di chi ci ama”, seppur commovente a livello personale, ha suscitato critiche per la sua insensibilità. Mentre molti sono stati privati della vicinanza dei cari a causa delle restrizioni, l’immagine trasmette un privilegio in netto contrasto con la dura realtà di chi ha vissuto l’emergenza in solitudine. Un anno dopo, la memoria sembra latitare e la consapevolezza collettiva è ancora fragile. L’artista, pur apprezzato per la sua carriera, dovrebbe dare l’esempio, mostrando maggiore sensibilità nelle sue comunicazioni pubbliche. Allo stesso modo, il comportamento di alcuni influencer è altrettanto discutibile. Mentre molti lottano per sopravvivere economicamente, alcuni si sono concessi vacanze esotiche, sfoggiando un’irresponsabilità sconcertante. Da viaggi in Asia a “tour” di bellezza, fino a promozioni turistiche in località esotiche, queste iniziative mostrano una grave mancanza di empatia e un’inaccettabile violazione delle norme. Invece di dare il buon esempio e promuovere comportamenti responsabili, hanno scelto di anteporre il proprio tornaconto personale al benessere collettivo. Per costoro, un biglietto di sola andata senza possibilità di ritorno sarebbe forse la sanzione più appropriata.