L’urgenza del DDL Zan: tra proteste milanesi, silenzi politici e parole inaspettate

Cinquant’anni fa, Jim Morrison cantava la libertà di essere se stessi. Un’idea oggi, purtroppo, ancora lontana dalla realtà. Mentre i nostri governanti dibattono su divieti e restrizioni, l’indifferenza dilaga, e la libertà diventa un privilegio. L’amore è condannato, l’odio santificato. Contro questa realtà distorta, oltre ottomila persone hanno manifestato pacificamente a Milano l’8 maggio, chiedendo l’immediata approvazione del disegno di legge Zan, ostacolato da una politica miope. Limitare la libertà di espressione e la scelta di vivere la propria sessualità è inaccettabile. Manifestare è il nostro dovere, la nostra voce contro l’indifferenza. Nel XXI secolo, lottare per diritti fondamentali dovrebbe essere superfluo, ma la realtà ci impone di farlo, indipendentemente da razza, credo o orientamento sessuale. Il #DDLZan deve essere approvato ora. E se occorre far sentire la nostra voce con forza, lo faremo! A questo proposito, sorprende il commento di Francesca Manzini, che ha definito le proteste “una perdita di tempo”. Da una persona che ha vissuto sulla propria pelle il dolore, ci aspettavamo maggiore sensibilità. Lottare per una giusta causa non è un errore. E che dire della leader di Fratelli d’Italia? Dopo la pubblicazione del suo libro autobiografico, sarebbe opportuno che Giorgia Meloni si concentrasse meno sulle proprie memorie e di più sull’impegno necessario per contrastare l’omofobia, evidenziata non solo dal linguaggio ma anche da una grave mancanza di attenzione a proposte come quella del DDL Zan. L’ignoranza politica, così come l’omofobia, è inaccettabile.