La sconfitta del disegno di legge Zan: un passo indietro per l’Italia

Il 2021 ha visto l’Italia protagonista di importanti successi in diversi ambiti, dallo sport agli eventi musicali. Tuttavia, un’occasione cruciale è stata persa sul fronte dei diritti civili. Come un ritorno al passato, si è assistito a una crociata contro le minoranze, con una retorica che ricorda le più oscure pagine della storia. In un mondo che avanza verso una maggiore inclusione, l’Italia ha scelto di celebrare la negazione dei diritti e delle tutele a categorie vulnerabili. Un livello di arretratezza senza precedenti negli ultimi due millenni. La classe dirigente, chiamata a rappresentare gli interessi dei cittadini, ha dimostrato una preoccupante mancanza di sensibilità, sacrificando la dignità umana sull’altare di sterili lotte politiche. Il DDL Zan, proposto dal deputato Alessandro Zan per estendere le tutele previste dalla legge Mancino contro i crimini d’odio, comprendendo donne, comunità LGBT e persone con disabilità, è stato respinto al Senato, tra gli applausi di chi celebra l’intolleranza. Questa vittoria di omofobi, violenti e degli avversari dell’inclusione rappresenta uno spreco imperdonabile. Le giustificazioni addotte da esponenti politici come Matteo Salvini, che ha parlato di “arroganza” e “legge ingiusta”, appaiono ipocrite, visto il ruolo della politica di destra nell’alimentare divisioni e pregiudizi. Analogamente, le argomentazioni di Simone Pillon, che ha evocato il timore di una limitazione alla libertà di espressione su temi come l’utero in affitto o le adozioni gay, sono prive di fondamento. L’amore non è opinabile, e la libertà di espressione non giustifica la discriminazione e l’odio. Come ha sottolineato Alessandro Gassman, l’Italia ha votato per non difendere le minoranze in difficoltà. Finché la rappresentanza politica sarà caratterizzata da un tale livello di chiusura mentale, il nostro Paese rimarrà un baluardo di inciviltà.

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