A partire dal 1° gennaio 2018, l’Italia ha sospeso la coniazione delle monete da uno e due centesimi, una decisione che segue le orme di altri paesi europei come Finlandia (2002), Olanda (2004), Irlanda (2010) e Belgio (2014). L’impopolarità di queste monete, il cui costo di produzione supera di gran lunga il loro valore nominale (4,5 centesimi per una moneta da 1 centesimo e 5,2 centesimi per una da 2), ha spinto il governo ad adottare questa misura, stimando un risparmio annuo di circa 20 milioni di euro. La legge di bilancio, con possibili modifiche successive, prevede l’arrotondamento dei prezzi al multiplo di cinque centesimi più vicino: i prezzi con finali 1, 2, 8 e 9 verranno arrotondati a zero. Le monete da 1 e 2 centesimi già in circolazione manterranno validità per transazioni in contanti, purché la somma raggiunga almeno 5 centesimi. I pagamenti elettronici rimangono invariati. Il futuro di queste monete è ancora incerto, ma la loro scomparsa dal conio segna una tappa significativa nel sistema monetario italiano.
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