Un’Eredità Senza Patria: Recensione de “L’Apolide” di Alessandra Jatta

Un’Eredità Senza Patria: Recensione de “L’Apolide” di Alessandra Jatta

Solo il nome di famiglia rimane saldo, un’àncora in mezzo alla tempesta che sconvolge ogni certezza. Oziare di fronte alla salvezza è un lusso che non ci si può permettere; la decisione, per quanto straziante, è urgente. Abbandonare tutto per trovare rifugio significa sacrificare molto, ma si agisce non per sé, bensì per i figli, per la continuità di un lignaggio. Per un’aristocrazia decaduta, la discendenza è l’unico bene rimasto, ma l’incertezza del futuro incombe, minacciando i fragili progetti. La speranza di giorni migliori alimenta la risolutezza necessaria ad affrontare un presente caotico. Il coraggio è la spada contro il fuoco della disfatta, lo strumento per domare le acque agitate. Il fine è chiaro: proteggere ciò che si ama di più. I dubbi, nemici insidiosi, vanno respinti con fermezza, ogni elemento deve trovare il suo posto nel mosaico della soluzione, immediata ed efficace. La paura, inevitabile compagna di viaggio, si fa sentire, ma la sua intensità forgia una maggiore audacia nel superare le avversità. In “L’Apolide” di Alessandra Jatta, seguiamo la fuga degli Olsufiev da Mosca nel 1917, dopo la caduta della monarchia e il tragico destino dello zar e della sua famiglia. Trovano rifugio a Firenze, in una villa di famiglia, ma diventano apolidi, privi di cittadinanza e di mezzi, con un titolo nobiliare ormai svuotato di significato. Olga, abituata a una vita di agi nella corte zarista, deve affrontare innumerevoli sfide per tutelare i suoi cinque figli, sognando un ritorno alla ricchezza e al prestigio sociale fiorentino. Il romanzo è un’opera straordinaria, un racconto di fuga e approdo emozionante, scritto con una prosa limpida, efficace e vibrante. La scrittrice, discendente della famiglia Olsufiev, ha tessuto la narrazione avvalendosi di documenti d’epoca – diari, lettere, fotografie – che donano al racconto un respiro autentico, concentrandosi sulla determinazione della matriarca Olga nel riscattare la sua famiglia.