Eventi catastrofici, orribili, si manifestano con improvvisa violenza, lasciando dietro di sé una lenta e dolorosa scia. Talvolta, le loro origini sono esterne all’uomo, forze naturali incontrollabili; altre volte, invece, affondano nelle profondità della mente umana, nella follia e nell’impulso distruttivo. In entrambi i casi, ci si trova impreparati di fronte all’inimmaginabile, all’orrore che supera anche i peggiori incubi. Di fronte all’irreparabile, la paura paralizza, sebbene la mente sia assalita da un turbine di pensieri. La calma, il sangue freddo, la determinazione appaiono soluzioni ideali, ma nella realtà, sembrano impossibili da raggiungere. Le possibilità di salvezza, personali o altrui, si dileguano, irrilevanti in un vortice di caos. L’istinto di sopravvivenza, il coraggio, diventano gli unici strumenti per superare la paura e agire. Si entra in un limbo tra azione e decisione, tra forza di volontà e paralisi. Ognuno porta dentro di sé la scintilla capace di innescare ribellione, risolutezza, energia. “Nemesi”, di Paolo Bertelli, ci immerge in questo buio, in un mondo definito dalle sue minacce. A Londra, sullo sfondo della minaccia imminente della Prima Guerra Mondiale e del pericolo nucleare, vive Erik, uno scienziato che conduce ricerche su nuove forme di energia alternativa con un piccolo team di collaboratori. Erik cambia, percepisce voci, i suoi sensi si acuiscono, la forza fisica cresce, si fa più potente e matura. Sarà testimone di sconvolgenti rivelazioni, di eventi futuri che gli si presentano come premonizioni. L’incredibile, l’impossibile, diventa reale, e lui dovrà trovare la propria “nemesi” per sopravvivere all’orrore. Il romanzo, inizialmente appesantito da descrizioni tecniche che potrebbero rallentare la lettura, si rivela poi avvincente. Lo stile narrativo, chiaro e scorrevole, rende il tecnicismo iniziale sulle reazioni chimiche quasi un dettaglio trascurabile, a favore di una trama che cattura il lettore.
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