Doppi standard: dalla violenza di genere alla guerra in Ucraina

Il celebre regista Nanni Moretti, con le sue memorabili frasi, ci ricorda l’importanza delle parole e il loro peso. Un concetto che meriterebbe maggiore attenzione, così come la miriade di comportamenti e azioni che, nel XXI secolo, lasciano molto a desiderare. Viviamo immersi in una brutalità spesso mascherata, tanto da renderla invisibile o, peggio, da indurci a ignorarla. Basti pensare al conflitto russo-ucraino: un’aggressione inaspettata a uno stato a cui abbiamo offerto la nostra solidarietà dopo averlo corteggiato per l’adesione alla NATO. Al di là del dramma bellico, assistiamo quotidianamente a molteplici atti di violenza, subiti da persone di ogni età, orientamento sessuale e condizione sociale, a causa della superficialità e dell’ignoranza di chi giudica senza esperienza diretta. Spesso, chi condanna la violenza ne è, ipocritamente, complice o addirittura fautore. La violenza, fisica, verbale o psicologica, non dovrebbe essere tollerata, ma immediatamente censurata e perseguita. Eppure, l’aggressione subita da Rajae Bezzaz, giornalista de “Striscia la Notizia”, aggredita verbalmente e fisicamente da un uomo indagato per truffa, è stata ampiamente ignorata dai media, a differenza di quanto accaduto con il caso di Greta Beccaglia. La differenza di trattamento mediatico tra i due episodi mette in luce un inquietante doppio standard. Notiziari, giornali e talk show, persino quelli che si vantano di battaglie sociali, hanno scelto il silenzio. Perché? Per la priorità di altre “emergenze”? O perché si preferisce applicare doppi standard? Questo squallore, a mio avviso, è il riflesso di una società che, forse, merita ciò che ha.

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