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TheGiornalisti in “Love”, tra l’universalità tematica e le sonorità all’italiana | Recensione

Il sole di New York, il “ristorantino” di Roma, i “tetti” di Milano: se non fossimo sicuri di aver pigiato il tasto “play” sull’ultimo album dei Thegiornalisti “Love”, uscito oggi, venerdì 21 settembre e distribuito dalla Carosello Records, penseremmo di aver prenotato involontariamente i prossimi viaggi. E invece Tommaso Paradiso, con questa semplicità lessicale e visiva, ha tracciato – ancora una volta – uno schema musicale per fare breccia fin dal primo ascolto.

“Questo disco è dedicato a chi ama ma soprattutto a chi odia – ha raccontato Tommaso Paradiso con l’augurio che si torni prima o poi ai buoni sentimenti, alla semplicità, a un’educazione sentimentale, al rispetto per gli altri e per se stessi”

Dopo gli assaggi intimistici di mezza stagione con “Questa Nostra Stupida Canzone d’Amore” (doppio disco di platino digitale) e “New York” (in rotazione radiofonica dal 7 settembre) e l’euforie balneari di “Felicità Puttana” (disco di platino digitale), la band romana conferma le aspettative, scrollandosi di dosso le pressioni per un album che, per tempistiche di uscita, doveva seguire la stessa lunghezza d’onda…estiva. E così la prima hit contenuta in “Love” dopo la “Ouverture” strumentale,  “Zero Stare Sereno”, parte proprio con un melodico “ritorno dal mare”, su base piano, che però si scontrerà con il travolgente refrain dedicato allo stress quotidiano, inclusi i viaggi in treno presumibilmente su quel “Milano Roma”, diventato soggetto della track in settima ‘postazione’. Di fronte al racconto dei due capoluoghi, è proprio il mezzo su ferro che fungerà da punto d’equilibrio, celandosi fra le trame psicologiche dell’intero album. Dalla serenità alla malinconia, dalla nostalgia all’euforia: sono questi i capolinea, infatti, percorsi dalla penna di Tommaso Paradiso, nei meandri della sua psiche, sbriciolata in sussulti di libertà come in “Una casa al mare” e nelle incertezze quotidiane (“Controllo”).

L’amore solamente è il porto sicuro delle sue strofe, fra il romanticismo emozionante di “Love”  e la carnalità della stanza del settimo piano  de “L’ultimo giorno della Terra”, sulla scia del penultimo album in studio “Completamente” (2016)Va sottolineata, però, l’estensione platonica che subisce questo sentimento nell’ultimo brano “Dr. House”, un vero e proprio elogio all’icona interpretata da Hugh Laurie, in grado di abbracciare tutti quei nomi di artisti e attori che hanno influenzato Tommaso Paradiso nella sua vita. Attraverso un’ipotetica lettera rivolta a Gregory House, l’artista mette a nudo un gospel liberatorio, avvalendosi di una sonorità circolare nella parte conclusiva, in grado così di far ricominciare daccapo l’intero album, senza accorgersene.


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Luca Fortunato

Nato con la 'penna' all'ombra del Colosseo, sono giornalista pubblicista nell'OdG del Lazio. Accanto alle cronache del mio Municipio con il magazine La Quarta, alterno le mie passioni per la musica e il calcio, scrivendo per alcune testate online (M Social Magazine e SuperNews), senza dimenticare il mio habitat universitario. Lì ho conseguito una laurea triennale in Comunicazione a La Sapienza e scrivo per il mensile Universitario Roma. Frase preferita? "Scrivere è un ozio affaccendato" (Goethe).