Da Elena Morali a Simona Izzo, passando per Paola Caruso e Serena Grandi: il talento è una qualità, non un’opzione!
Gli Otto Ohm, quel gruppo tutto italiano di musicisti bravissimi di cui avevo per un attimo dimenticato l’esistenza, nel film di Sabina Guzzanti “Bimba – È clonata una stella” cantavano “Guardati intorno un po’ e dimmi che vedi. Io vedo solamente cavie con braccia e piedi. La sperimentazione che fanno su di noi mi fa sembrare tutto irreale, in un mondo di cloni copiarsi mi sembra normale”. E così, in un’epoca di digitali speranze e multimediali illusioni, ci siamo ritrovati a vivere all’interno di una realtà dove tutti vogliono essere qualcuno, tranne che se stessi. Ma non vi sembra strano? A me pare alquanto bizzarro!
Nell’ultima puntata di Live – Non è la d’Urso l’arte, suo malgrado, ha dovuto fare i conti con la mera e becera apparenza, o se proprio devo dirvela tutta, con quell’implacabile sete di notorietà che la fa da padrona. A tal proposito, cosa avrebbe da recriminare mai Elena Morali a tre tra le più grandi celebrità nostrane che hanno avuto il dispiacere di doversi scontrare con chi, nonostante mi sia simpatica, potrei definire, citando la Izzo, una “celebrolesa” a tutti gli effetti che molto ha da imparare da stelle del calibro di Serena Grandi, Simona Izzo e Enrica Bonaccorti e un bel niente da insegnare loro. Certo, nel nostro Paese è risaputo che è chi non sa ad arrogarsi il diritto di poter istruire gli altri, ma arrivati ad una certa diamoci un taglio. Ci si può auto-proclamare artisti senza conoscere minimamente il significato del termine, credendo bastino una manciata di sostenitori sui social network e un pugno di like per poter costruire una carriera di cui potrebbe esserci davvero poco di cui vantarsi!?! Il concetto di “arte” rimane ancora difficile da interpretare chiaramente, ma con la parola “artista” ci riferiamo solitamente ad una persona la cui attività si esprime in un campo artistico. Ora, il fotografarsi le natiche dalla mattina alla sera non credo però si possa ritenere tale. Ciò che alle volte mi capita di vedere qua e là per i palinsesti, siano essi Rai o Mediaset, sono persone seguite da milioni di followers, ma che hanno ben poco, almeno dal punto di vista curriculare, da poter esibire. Un’infinità di gente senza arte né parte, come ci ha rammentato il “Premio Oscar” più amato del piccolo schermo. Della serie, forme prive di contenuto a cui non dovrebbe essere concessa l’opportunità di far sfoggio della propria leggerezza. Tant’è che, dall’alto della sua incommensurabile ignoranza, con quel modo di fare sguaiato e “quell’itaGliano” che farebbe rivoltare Dante Alighieri nella tomba, una cinguettante Morali ci ha ricordato sorridente da dove proviene, grazie ad un servizio riguardante la sua partecipazione a La Pupa e il Secchione lanciato dalla padrona di casa Barbara d’Urso, nonostante, a guardarlo bene, altro che ridere, avrebbe fatto prima a piangere per quell’inguardabile figura! Non so cosa ne pensiate voi, ma secondo me la sua storia con Luigi Mario Favoloso, che di favoloso ha giusto il cognome, l’ha fatta un po’ degenerare. Sorvolando sull’“imprenditrice di se stessa” Paola Caruso, questa volta la perdono, devo assolutamente complimentarmi con Georgette Polizzi, perché, sebbene il nostro sistema mediatico faccia spesso della meritocrazia un’utopia, studiare e lavorare sodo permette ancora di costruirsi un rispettabile futuro.
Per concludere, prezzemolini e prezzemoline di tutta Italia, gente di poco conto, fatemi un piacere. Scendete da quel piedistallo che solamente la vostra mente malata poteva partorire e usate le vostre braccia levate all’agricoltura per qualcosa di utile. In un momento di crisi come quello che stiamo attraversando, tutto bisognerebbe fare tranne che fregiarsi di meriti che non ci appartengono, vantando poi un guadagno dovuto unicamente ai grotteschi gossip che siamo in grado di generare. Il talento è una qualità, non un’opzione!!!