LIBRIUNO SGUARDO SU...

“Le rose di Cordova” di Adriana Assini| RECENSIONE

Le forti passioni sono un tranello. Possono disfare la trama delle emozioni. Il più delle volte enfatizzano troppo gli stati d’animo tanto da renderli esagitati. Incomprensibili, per gli altri. E l’incomprensione apre la strada alle dicerie. E’ sufficiente un solo commento sbagliato per buttare fango su chi ha comportamenti fuori dal comune. Basta una parola per bollare una persona e marchiarla a vita. Atteggiamenti del genere sono anche il frutto di complotti, soprattutto se il nome da colpire ha potere. Indebolirne il ruolo ed il prestigio equivale a farli apparire fragili, posseduti da qualcosa che resiste nell’anima e per questo considerati pericolosi. La pazzia è stata usata spesso come escamotage per defenestrare qualcuno dal suo trono, dal suo potere. Mettere in circolo voci inventate per togliere di mezzo un problema, è un attimo. Sulla follia, gli scaltri maligni hanno imbastito storie ad arte per detronizzare l’avversario. Se poi il nemico è una donna, allora la situazione sprofonda in qualcosa di ancora più infimo ed abominevole. Quando la pazzia non c’è, è facile confondere alcuni atteggiamenti passionali, dettati dal cuore, ma anche dal fuoco della gelosia o della mancanza di qualcosa, in folli. E’ la strada più semplice da prendere e la considerazione più normale per chi si rifiuta di capire, di osservare, di ascoltare. La cornice di tutto sta nei tradimenti, da più parti. 

In Le rose di Cordova di Adriana Ossini entri a gamba tesa nella vita di Juana, la figlia degli illustri Re Cattolici. La terzogenita di Isabel e di Fernando non era destinata al trono, ma ad un matrimonio combinato. Per ragioni di Stato, non certo per amore, la scelta ricadde su Philippe d’Asburgo, il più bel principe d’Europa. Juana se ne innamora all’istante e al rigore spagnolo, approdata alla corte fiamminga, dominata da lussi e da feste, cambia pelle. L’amore che nutre per il suo sposo è ardente, è pazza di gelosia, pensa che tutto possa durare per sempre. Finchè una sorte imprevedibile mescola le carte scombinando tutto e la brama di potere si fa insaziabile di tradimenti, di colpi di scena. A raccontare la sua storia è Nura, la schiava moresca preferita.

Il romanzo è sorprendente. La narrazione è un fiume in piena di stati d’animo, di intrighi, di suspense. La scrittura è piena, tonda, accogliente, profonda, incalzante. La personalità dei personaggi è ben tracciata. Sembrano vivi, in carne ed ossa. Respirano e parlano come se fossero veri, reali. Il lettore vuole subito arrivare alla fine per scoprire come va a finire l’intera vicenda, ma si prende i suoi tempi per assorbire ogni cosa, ogni parola, nella giusta misura perchè tutto è prezioso.  

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario per Mille e un libro Scrittori in Tv di e con Gigi Marzullo Rai Cultura. Giornalista, recensore professionista.