“Agatino il guaritore” di Massimiliano Città | RECENSIONE
Il giocoliere delle vicende altrui focalizza i punti cardine delle situazioni in bilico per non lasciar cadere le storie. Da esse recupera sempre qualcosa, rinsaldando il suo tornaconto personale. Tutto può servire, rivelarsi utile, quando si deve aggiustare la propria esistenza. Se la gente ti affida la sua vita in parole, in lacrime, in disperazione, desidera una risposta che possa sciogliere, con efficacia, i problemi che avviliscono, più di altri, la quotidianità. Quando ti manca l’animo da buon samaritano, da quelle preghiere di rinascita prendi ciò che ti viene offerto oppure chiedi quello che, pensi, ti spetti. Caritatevole o guardingo dei bisogni altrui, le mosse nel dispensare tranquillità o pacche sulle spalle sono strategiche sulla base delle esigenze di entrambe le parti. Coloro che hanno avuto ciò che speravano ti santificano, e chi, invece, ha perso anche la speranza ti condanna. Ognuno parla e sparla, a modo suo. Sottovoce sfiatata dal rancore e voci accomitate dalla riconoscenza diventano poi segni, gesti, finiti nel silenzio. Tacitarsi, a volte, è più che una buona cosa. Può essere provvidenziale.
In Agatino il guaritore di Massimiliano Città entri nella storia di un uomo misterioso, Agatino. Nessuno conosce il suo passato. Per alcuni è un guaritore e per altri un truffatore. Lui, si sente, amico dei bisognosi. Agatino vive isolato dal resto della comunità e riesce sempre a trovare una soluzione ai problemi degli altri. Se lo faccia per interesse, per bontà o per capacità soprannaturali, nessuno può dirlo. Di certo, la sua fama è alimentata da voci e da dicerie. Poi un giorno, succede qualcosa di imprevisto.
Il romanzo è affascinante. La storia conquista il lettore. La scrittura è l’espressione vera della capacità dell’autore che riesce a catturare l’attenzione e la curiosità di quanti si affacciano al suo inchiostro.
