LIBRIUNO SGUARDO SU...

“Le ciliegie sotto il tavolo” di Nadia Scappini | RECENSIONE

I luoghi sono come i ricordi, si affacciano prepotenti impossessandosi del tuo tempo. Quest’ultimo scorre, corre e rallenta a seconda delle circostanze e dei pensieri che formano dei grandi vortici in testa quasi fossero popcorn scoppiettanti per uscire in disordine. I posti che ci hanno dato qualcosa ci appartengono, fanno parte della narrazione della nostra vita che è in continuo divenire, mai parca di ciò che è stato. Nel mezzo, a volte, si infila il silenzio che, poi, nella sostanza racconta molte cose che non si vogliono affrontare, dire, superare. Tenerle imbottigliate è un po’ come salvarsi, mettersi al sicuro da una impalpabile sofferenza che aleggia tra gli sguardi, persi e dimenticati. Se i luoghi riportano alla memoria, va detto anche che facilitano gli incontri, le relazioni, le conoscenze, le pacche sulle spalle, le bevute consolatorie. Sentimento e ragione diventano alleate, addirittura si combattono, ma ogni cosa ha il suo tempo sapendo bene cosa deve emergere e dominare.

In Le ciliegie sotto il tavolo di Nadia Scappini entri in una storia che abbraccia due terre, il Polesine e l’Istria. I luoghi sono fatti di tante cose e ne trasmettono altrettante. I protagonisti lo sanno bene, si liquefano nei posti in cui vivono diventando memoria, tradizione, insieme di voci. Ognuno si fa artista di ciò che ha visto, vissuto, sentito, immagazzinato, attraverso i luoghi.

Il romanzo è poetico. La storia è semplice, ma ha una forza determinante nello scavare a fondo tra i ricordi e nel costruirne di nuovi. La scrittura è intima, evocativa, sembra una pittura.

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario per Mille e un libro Scrittori in Tv di e con Gigi Marzullo Rai Cultura. Giornalista, recensore professionista.