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Viaggio nella scrittura (e nella mente) esilarante di Manuel Bova | INTERVISTA

Nome: Manuel Bova. Anni: 37. Segni particolari: strapparisate a tradimento. I suoi post su Facebook – dialoghi esilaranti che fanno morire dal ridere i lettori facendo andare loro di traverso qualunque cosa stiano bevendo o mangiando – hanno fatto scalpore e sono persino diventati un libro in vendita su Amazon (Diario di un isolato).

Noi di M Social l’abbiamo imbavagliato, caricato in auto e intervistato per concedere a voi lettori un viaggio nella genialità di un autore che, ne sono certa, farà parlare di sé.

Buona lettura!

  1. Chi è Manuel Bova e quando sente il richiamo per la scrittura? Il piccolo Manuel, insomma, sognava già di tenere una penna tra le mani?

Manuel Bova scrive da sempre. Male. Ma scrive da sempre. Scrive i suoi tormenti giovanili sulla Smemoranda, scrive parolacce creative sul block notes e scrive lettere d’amore alle fanciulle che tendono a ringraziarlo in quanto così risparmiano sulla carta igienica. La scrittura non è mai stata un’ambizione o un sogno ma è sempre stata un potente mezzo per dare forma ai pensieri.

  1. Il virus che si abbatte sull’Italia. La quarantena. L’isolamento. Decine di migliaia di individui in ansia, angosciati. So che “Diario di un isolato” è nato proprio dal tentativo di far pensare ad altro le persone, di farle sorridere; so anche che non hai subito pensato di farlo diventare un libro vero e proprio. Ci racconti l’evoluzione di questo progetto?

Diario di un isolato nasce come una serie di post quotidiani pubblicati sul mio profilo Facebook. Le cronache di qualcosa sono decisamente il genere di scrittura con cui mi trovo maggiormente a mio agio. Da subito mi sono posto l’obbiettivo di scrivere una pagina al giorno raccontando ciò che succedeva o traendo ispirazione dagli accadimenti quotidiani. Mi sono sentito dire “pubblicalo” fino allo stremo e alla fine ci ho pensato davvero. Ho contattato un illustratore che ha contattato un illustratore che ha contattato un’illustratrice e alla fine le parole sono diventate disegni e da lì a poco i post erano diventate vere e proprie pagine di libro che ora è in vendita su Amazon.

  1. Donare i guadagni all’ospedale genovese San Martino. Quando e come hai preso questa decisione?

Premetto che il San Martino ancora non lo sa. Prima o poi glielo dico però. Oppure vado lì con un sacco con il dollaro stampato sopra che fa un sacco scena. Genova è stata martoriata negli ultimi anni da ponti che crollano, alluvioni e ora la pandemia. Quest’ultima riguarda tutto il mondo, me ne rendo conto, ma ho voluto fare qualcosa per questa terra splendida che a volte va compresa ma rimane splendida. Il San Martino è il nostro ospedale principale ed è stato il più sovraccaricato dall’emergenza. È venuto naturale.

  1. Dialoghi veloci, divertenti, pieni di brio, attuali. Come ti senti quando li scrivi? Come funziona il tuo processo di produzione?

Se a volte le idee non vengono spontanee la forma e il modo di scrivere è una cosa davvero naturale. Ci tengo che il tutto rimanga estremamente scorrevole e facile da leggere. A volte tralascio la parte descrittiva ma mi sono sempre imposto di non usare troppe parole per esprimere un concetto. La maggior parte delle volte sono un fiume in piena con le dita che arrancano sulla tastiera per star dietro alla testa

  1. Nel libro, ci sono dei disegni. Ci puoi spiegare chi li ha fatti e come mai?

Quando ho cominciato a pensare di trasformare i post in un libro mi sono reso conto che la prima cosa a cui pensare sarebbe stata la copertina. Io non so tenere una matita in mano senza infilarmela nella trachea. Ho chiesto in giro e sono arrivato ad Andrea Modugno, fenomenale disegnatore di Genova. Lui si è offerto di disegnare per me una copertina senza chiedere compenso ma ha fatto molto di più. Mi ha messo in contatto con disegnatori conosciuti come Alessia Martusciello, Vittorio Pavesio, Christian Conavi e tanti altri. Tutti questi professionisti hanno prestato la loro opera gratuitamente e di questo gliene sarò sempre grato. Contemporaneamente stringevo una bella amicizia con Patrizia Corosu, una tatuatrice di Genova che ha iniziato a mandarmi le pagine del diario illustrate e interpretate a modo suo. È stato emozionante vedere le parole prendere vita. Anche lei non so come ringraziarla, ho provato a proporle dei rendez-vous erotici ma ha preferito mantenere il distanziamento sociale.

  1. Che libro hai nel comodino?

Al momento ho 1q84 di Murakami, Macerie Prime di ZeroCalcare, Attraverso lo Specchio di Giada Obelisco e Oltre la tempesta di Silvia Civano.

  1. Se potessi riesumare un autore richiamandolo dal mondo dei morti chi sarebbe? Perché?

Direi che mi piacerebbe fare una chiacchierata con Tolkien anche solo per avere il numero dello spacciatore che se tanto mi dà tanto vende l’Erba di Grace. Amo il fantasy. A questo proposito se Martin non finisce Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco prima di fare un tour dei campi elisi mi prenoto già ora per richiamare pure lui.

  1. Beh, adesso ci devi assolutamente dire quali sono i tuoi progetti futuri. Non possiamo non leggere più nulla di tuo. Cosa bolle in pentola?

Pensavo di fare una doccia che sono 60 giorni che non mi lavo. Ah, ma forse intendete in campo letterario. Ho iniziato a scrivere un romanzo, una storia con un inizio, una fine e roba che succede in mezzo. Ho iniziato. Mi rendo conto che per il mio modo di scrivere è molto complesso e sicuramente non ne uscirà un lavoro convenzionale. Potrebbe anche non piacere ma comunque mia nonna lo comprerà e dirà che è bellissimo quindi a me va bene così.

  1. La domanda che non ho fatto è…?

Il mio numero di telefono. Ci tenevo. Un altro due di picche. E vabbeh.

Uno dei dialoghi:

Diario di un isolato -Giorno 50-
-Pronto? Bimbetto?
-Nonna! Quale inusitato piacere sentirti, come stai?
-Mica tanto bene bimbetto
-La solita allegrona
-Tu come stai?
-Bene bene. Onde evitare spiacevoli diverbi ti dico subito che non ho trovato la fidanzata.
-Non te lo volevo chiedere, bimbetto.
-Oh bene, cosa posso fare per te?
-Ce l’hai la congiunta?
-…
-Bimbetto? Pronto?
-Sono qua nonna, scusa, mi sono rotolati i coglioni dietro l’armadio
-Bimbetto hai sentito Conte? Si possono vedere i congiunti
-Sì nonna ma ancora nessuno ha capito cosa sia un congiunto
-Sono le fidanzate. E le nonne.
-Solo queste due categorie?
-Secondo me sì bimbetto. Tieni conto che gli ho mandato delle mail
-A chi?
-A Conte
-Nonna ma non sai distinguere un computer da un fornetto scaldabrioche
-Le ha mandate il nonno
-A posto allora. Lui sì che è un cittadino digitale. Come sta?
-È andato a comprare il pane
-Ottimo
-6 ore fa
-Nonna ma non deve stare fuori così tanto
-Lui dice che rischia di più la salute a stare in casa
-E tu?
-Io sono d’accordo
-Ah. Cosa avete scritto nelle mail?
-“Egregio dott. Conte. Sono una nonna e come tale rivendico il diritto di vedere il mio nipote che è tanto un bel ragazzo anche se spesso non si fa la barba. Le chiedo per favore di consentirgli di venirmi a trovare così posso scongelare le lasagne”
-Fine?
-Cordiali saluti
-Ovviamente
-Bimbetto ma non c’è nemmeno una che ti piace un po’?
-Ma sì nonna, qualcuna che mi piace ovviamente c’è
-Guarda che le donne le devi corteggiare
-Ma come faccio? In questo periodo di isolamento non è che uno possa fare molto
-Taci
-Taccio?
-Taci. Lascia fare alla nonna che ti spiega tutto
-Ci siamo
-Allora intanto le devi scrivere delle lettere
-Lettere? Nonna ma con chi ci sto provando? Con la mummia di Similao?
-Taci
-Aridaje
-In queste lettere devi raccontarle che ti manca e che hai voglia di vederla e poi devi sempre lasciare il finale aperto
-In che senso?
-Così lei aspetterà con impazienza la lettera successiva. Hai capito bimbetto? Vedessi che lettere mi scriveva il nonno. A quei tempi era uno scavezzacollo e mi proponeva di andare in camporella a fare le cosacce
-Scusa un secondo nonna che mi strappo le orecchie
-Oh su su, cosa pensi? Guarda che ero proprio una bella ragazza
-Non so nonna. Sei alta un metro e un fagiolo
-Facevo salto in alto
-Ma se per citofonare all’ultimo piano devi prendere la rincorsa
-Sei proprio scemo bimbetto. Devo vedere se mi resti parente così scemo. Sei peggio di Gino di Zuccarello
-Quello mezzo scemo?
-Ecco. Tu sei scemo intero. Ti sei fatto la barba?
-Sì
-Mangi?
-Come il Divoratore di Mondi
-La metti la canottiera?
-Nonna, non so come dirtelo. Mi fa schifo la canottiera. È proprio un indumento che non concepisco e tieni conto che porto i calzini bianchi di spugna che mi dicono essere in testa alla classifica degli anticoncezionali più efficaci
-È tornato il nonno
-Passamelo
-Oh Manuel
-Nonno, comprato il pane?
-Sì certo. Senti un po’ ma ce l’hai la congiunta?
-È tutto così surreale
-Manuel trovati una che mi devi fare un bisnipote
-Sì lo so, per andare al parco
-Ora vado che devo uscire
-Ma sei appena tornato
-Vado a comprare il burro
-Bimbetto?
-Nonna! Ferma tuo marito!
-Ma lui è felice se va a comprare il burro
-È pericoloso
-Stai tranquillo, lo prende di soia
-Ma non per… vabbeh non importa
-Lavori?
-Sì sì, faccio qualcosa da casa
-E il pitales?
-Pilates nonna, pilates. Comunque ora tutto fermo
-Cosa l’hai presa a fare la laurea che poi fai pitales?
-A me piace
-Alla Rosetta ho detto che lavori in banca
-Ma perché?
-Perché non posso dirle che mio nipote ingegnere insegna pitales. Cosa vuoi che ne sappia Rosetta di quella roba lì
-GIà. Lei è così all’antica
-Bimbetto ora vado che devo mandare una mail a Conte
-Ancora?
-Certo, non vorrei mai che cambiasse idea e poi il mio nipotino non può venirmi a trovare
-Certo, non sia mai
-Ciao bimbetto
-Ciao nonna

Federica Cabras

Ventiseienne, grande sognatrice. Legge per 12 ore al giorno e scrive per le restanti 12. Appassionata di cani, di crimine, di arte e di libri. Dipendente dalle paste alla crema. Professione, giornalista.