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Quarant’anni fa se ne andava l’uomo che “Immaginava il futuro”: John Lennon 1940 -1980

La notte dell’8 dicembre del 1980 Lennon si trovava in compagnia della moglie Yoko Ono: i due stavano rientrando nel loro appartamento all’interno del Dakota Building, proprio di fronte ad uno degli ingressi a Central Park sulla 72/a strada, dopo una giornata fitta di impegni. Quella mattina la celebre fotografa di ritratti Annie Leibovitz era stata a casa della coppia per realizzare un servizio fotografico per la copertina del Rolling Stone e aveva scattato la celebre foto in cui Lennon completamente nudo in posizione fetale abbraccia e bacia la Ono, invece completamente vestita di nero.

Alle 22.50 circa ora di New York, Chapman si avvicinò all’ingresso del Dakota Building. Dopo l’ingresso di Lennon e Ono, tirò fuori una pistola calibro 38 e sparò cinque colpi di pistola: quattro raggiunsero Lennon alla schiena, uno gli perforò l’aorta. L’ex Beatle riuscì a malapena a raggiungere, sanguinando, la guardiola della sicurezza e a pronunciare la frase ‘I was shot…’ (Mi hanno sparato) prima di perdere i sensi. Fu immediatamente portato da una pattuglia della polizia al Roosevelt Hospital, dove fu dichiarato morto alle 23.15. Nel 1969 Lennon aveva detto: «Non ho paura di morire, sono preparato alla morte perché non ci credo. Penso che sia solo scendere da un’auto per salire su un’altra». Dopo aver sparato Chapman non scappò via, ma rimase sul luogo del delitto aspettando la polizia e leggendo Il giovane Holden (The Catcher in the Rye), romanzo del 1951 scritto da J. D. Salinger. Fu accusato di omicidio di secondo grado e dichiaratosi colpevole fu condannato ad un minimo di 20 anni al massimo dell’ergastolo. Nel 2000, scontato il minimo della pena, si è visto rifiutare la richiesta di scarcerazione sulla parola. Il 27 agosto 2020 per l’undicesima volta la commissione giudicante dello stato di New York ha negato a Chapman la libertà condizionata. Quarant’anni dopo l’uccisione di Lennon resta ancora un mistero, nonostante Chapman abbia detto che da fervente cristiano voleva liberarsi del musicista che aveva sostenuto che Dio era solo un concetto. Sempre secondo una sua testimonianza voleva sbarazzarsi dell’uomo più famoso al mondo per liberarsi della sua depressione cosmica. Qualche ora prima di sparargli, sempre vicino al Dakota Building, l’assassino aveva avvicinato Lennon e si era fatto autografare l’album “Double Fantasy”, il nuovo disco uscito da poco più di un mese John incrociò lo sguardo di Chapman e gli sdisse hai bisogno di qualcos’altro lui sorrise e andò via. Era dal 1975, cinque lunghi anni, che John Lennon non entrava in sala di incisione e l’attesa per i fan era enorme. L’album era stato preceduto dal singolo “Starting over” che aveva riscosso un buon successo di vendite.

Lennon morì alcune ore dopo in ospedale. La moglie, Yoko Ono, non autorizzò alcun funerale. Il corpo dell’artista fu cremato e le polveri sparse su Central Park, posto sull’altro lato della strada rispetto alla casa del Dakota Building, dove Lennon inforcava la bici con il figlio Sean sul seggiolino. Una settimana dopo la morte, la vedova autorizzò una manifestazione in suo onore che si svolse proprio “sull’altro lato della strada”, in uno spazio di Central Park che da qual giorno fu denominato “Strawberry Fields”. Circa 250.000 persone accorsero al ricordo di John Lennon, cantando e ballando le sue canzoni. “Strawberry Filds”, per volere di Yoko Ono, è diventata l’unica vera tomba a lui dedicata. Al centro da alcuni anni c’è un mosaico in stile pompeiano con la scritta “Imagine”, dove trovi sempre qualcuno con la chitarra che esegue le canzoni di John Lennon. Aveva quarant’anni. Prima con i Beatles, poi da solista, Lennon ha rivoluzionato la musica del Novecento: la morte tragica l’ha proiettato, se possibile, in una dimensione ancor più mitica di quella in cui, già in vita, l’aveva costretto il suo successo planetario. Tuttavia quarant’anni dopo il mito di John Lennon continua ad ispirare generazioni. Rimane una delle più potenti icone mai prodotte dalla cultura popolare, un uomo che grazie alla musica e al suo impegno per la pace ha cambiato il mondo. Quest’anno, a causa della pandemia, non sono previsti tributi a New York per commemorare il quarantesimo anniversario della scomparsa. Tuttavia quarant’anni dopo il mito di John Lennon continua ad ispirare generazioni. Rimane una delle più potenti icone mai prodotte dalla cultura popolare, un uomo che grazie alla musica e al suo impegno per la pace ha cambiato il mondo. . L’uomo che sogna un futuro migliore proprio l’artista visionario all’inizio di quel decennio gli anni ’80 che lui stesso avevo dichiarato in un intervista al New York Times all’inizio del 1980 “questo decennio sarà pieno di cambiamenti epocali rispeto agli anni ’60 o ’70 si potrà ricominciare a sognare a immaginare un mondo diverso e spero anche migliore rispetto alle contraddizioni dei decenni appena passati. Io poi personalmente compio 40 anni e per me sarà come ricominciare, già perchè la vita può ricominciare a quarant’anni lo dico pure in una mia canzone nel mio nuovo abum.” Ma la vita ha riservato un altra sorte per l’uomo e l’artista che rivoluzionò i paradigmi della società e ruppe gli schemi con la sua arte e le sue canzoni oltre che con il suo impegno nel sociale e nella cultura. Con la morte di John Lennon si chiude un epoca da un punto di vista musicale e non solo, tanti artisti hanno tratto ispirazione dal suo impegno pacifista e dal suo modo di guardare il mondo e la società.



Armando Biccari

Mi chiamo Armando Biccari ho origini pugliesi sono un giornalista ho lavorato e lavoro lavoro per diverse Testate giornalistiche online e Carta Stampata, e Radio TV ho vissuto in diverse città Italiane Genova, Venezia, Prato Macerata. Tra le mie passioni ci sono oltre al Cinema la comunicazione musicale Sociologia dei New Media Audiovisivi Televisione, e la comunicazione scientifica e tutto il resto...