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Essere Qui Tour: Emma ha la musica come unico destino

Tutto quello che verrebbe da dire istintivamente dopo aver visto Emma live, mentre ti senti ubriaco a causa di un’adrenalina che ci mette un bel po’ ad abbandonarti, è che è meravigliosamente capace e bella. Per questo ho preso qualche ora di tempo per tentare di descrivere quello che c’è stato sul palco del Mediolanum Forum di Milano.

L’Essere Qui Tour è il risultato di un pensiero onesto e di un lavoro svolto da chi è abituato a lavorare sul serio. È la risposta alle critiche di chi, in malafede, e quest’anno forse più degli altri, ha cercato di sminuire senza un motivo realmente solido un’artista che nella vita ha sempre voluto fare musica e ne ha sempre avuto le capacità.
Emma non regala momenti di gloria alle “malelingue“, o quantomeno non nel modo in cui le suddette forse spererebbero. Emma incassa, spesso sicuramente con dolore perché è meno stronza di quello che si possa pensare, ma alla fine decide che la risposta più tagliente è senza ombra di dubbio quella di salire sul palco per suonare e cantare con un mare di persone che dalla prima all’ultima canzone non smette di accompagnarla. Il pubblico le vuole bene ed è un bene reciproco ottenuto senza dover ricorrere alle smancerie, ma solo a una grande dose di onestà.
Emma è sempre onesta. Lo è quando canta, quando suona, quando sorride perché ha davvero voglia di farlo, quando dal palco parla al suo pubblico toccando temi importanti come l’omofobia e quando ricorda con la voce spezzata e gli occhi lucidi una sua fan che non c’è più.

Il palco è la sua dimensione e quello dell’Essere Qui Tour la rappresenta appieno, forse perché lo ha pensato e disegnato lei stessa. È la riproduzione di un club, uno di quelli a cui prima dei dischi di platino andava a bussare per poter suonare. Lo ha chiamato “Exit“, la scritta illumina la parte in alto del palco e lei irrompe con il rumore dei suoi tacchi e la sua voce con cui interpreta se stessa, Emmanuela Marrone detta Emma, che chiede al proprietario dell’Exit (voce prestata dall’amico e musicista Bob Angelini) di potersi esibire. Permesso concesso, entra dal parterre passando tra il pubblico e sale sul palco intonando “L’isola“.
La band, composta da Luca Mattioni (tastiere e synth), Paul Turner (basso), Roberto Angelini (chitarra ), Giorgio Secco (chitarra), Andrea Montalbano (chitarra) e Derrick McKenzie (batteria) suona forte e bene, lei canta come se fosse l’ultima volta. Non si risparmia mai. Suona la chitarra su due brani (Portami via da te/Nel posto più lontano), salta, si divide tra i due piani del palco, cambia gli abiti di Armani dietro un pannello che mostra la sua ombra, scende dal piano rialzato attraverso un palo, si innalza su “Luna e l’altra” e guarda dall’alto il suo pubblico. Quello che fa richiede uno sforzo fisico che però sembra non intaccarla minimamente perché dalla prima all’ultima canzone non perde mai fiato e non appare mai stanca. Interpreta tutti i brani dell’ultimo album “Essere qui” e non mancano i tanti passati successi come “Calore“, “Amami” e “Occhi profondi” che riprendono vita in altre forme.

Prima di finire ringrazia. Ringrazia spesso, in realtà, e i grazie che più risaltano sono quelli per la sua amica e manager Francesca Savini, per il pubblico presente e per la sua casa discografica “per avermi  fatto fare questo disco come lo volevo io e non come voleva il mercato“.
Ha scelto di essere un’artista libera e di prendersi la responsabilità di ogni successo e di ogni caduta, ma cosa c’è di più bello per un artista di potersi esprimere come meglio crede, con i tempi che desidera e di farlo con una consapevolezza tale da convincere, alla fine, anche i più scettici disposti a cambiare idea? Probabilmente nulla o poco, ed Emma è fiera di questo e fa bene ad esserlo. Non c’è niente, unito al talento, che possa fare breccia a lungo andare più di un lavoro dettato da un bisogno viscerale di fare musica.
Non saranno mai due copie in meno vendute a fare la differenza, ma sempre e solo la qualità di chi è nato per fare l’artista senza improvvisare.
Buon tour, Emma. Suona, scrivi e canta come hai sempre fatto. È il tuo unico destino.


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Ambra De Sanctis

Da piccola fingevo di saper scrivere e improvvisavo geroglifici sul foglio perché ho sempre sognato e sogno ancora di fare la scrittrice. Nel frattempo ho scritto un libro, lavoro come freelancer e ho una passione irrefrenabile per la musica, i telefilm, la tv, tutto ciò che è trash e tutto ciò che è cultura. Mi disturbano i disinformati saccenti.