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“Faccio quello che voglio”. Fallo Rovazzi! Hai del talento!

Sembrano passati secoli da “Andiamo a comandare col trattore in tangenziale” ma in realtà sono passati solo 2 anni. Sembrava una canzone no sense, costruita per essere il tormentone di una stagione, ma non certo per passare alla storia. E alla storia della musica italiana in effetti -mi auguro- non passerà, ma altro forse si dovrebbe iniziare a pensare di Fabio Rovazzi che probabilmente un giorno smetterà di fare il cantante per evolversi in qualcosa di più affine alle sue attitudini: il cinema.

Non pensiate che voglia fare l’attore, “Il vegetale” era solo una prova generale che però gli ha permesso di capire cosa ama davvero. Fabio Rovazzi vuole fare il regista e il produttore cinematografico. Ed io glielo auguro! Ha idee, ha intuizioni, ha conoscenza della materia. Non è il capriccio di chi vuole diventare famoso. E’ la volontà perseguita con fatica, con costanza, con precisione e sacrificio.

Lo dimostra il videoclip ideato, scritto e diretto dall’eclettico artista che presenta il singolo FACCIO QUELLO CHE VOGLIO feat. Albano, Emma e Nek, in uscita il 13 luglio.

In realtà non è un semplice videoclip, è un corto di quasi dieci minuti che intervalla la canzone a parti recitate.

Sono brutto e non so cantare – racconta Rovazzi in conferenza stampa per spiegare il video – e così rubo le fattezze e la voce degli altri!

Inizia con Morandi che svela a un Rovazzi in crisi creativa che la paura degli artisti è quella di perdere il proprio talento e così gli rivela l’esistenza di un caveu che custodisce la “pozione magica” in preziose pillole e boccette.

Rovazzi scende in un blindatissimo caveau di banca dove le sembianze e il talento artistico di tutti i Vip sono custoditi sotto forma, rispettivamente, di pillole e di sciroppo, e ne fa man bassa. Si trasforma in Carlo Cracco e in Diletta Leotta, ovviando alle sue doti fisiche, e canta con la voce di Emma Marrone e Nek, per ovviare a quelle canore. Nel corto altri vip del calibro di Albano, Eros Ramazzotti, Fabio Volo, Massimo Boldi e Flavio Briatore.

Altro tassello che ci dimostra che Rovazzi non è un fulmine a ciel sereno se grandi nomi dello showbiz hanno accettato di affiancarsi al suo progetto.

Qualche accenno sulla canzone, perché in realtà sembra quasi passare in secondo piano che Rovazzi è un cantante, forse lui stesso lo considera un po’ una leva per ascendere a ben altre velleità.

FACCIO QUELLO CHE VOGLIO presenta un testo scanzonato ma che in realtà induce a pensare temi importanti legati strettamente all’attualità del nostro Paese. L’illegalità praticata impunemente dai furbetti con l’obiettivo di fregare il prossimo “attirati dal male/l’onestà non ha budget/tutto ciò che è vietato ci piace” e la ricerca spasmodica della notorietà a tutti i costi, il voler essere famosi anche senza merito o capacità “facciamo dei modelli sbagliati la normalità/quindici minuti di celebrità/con questa voce qua…”.

Musicalmente il brano non ha l’appeal del tormentone e forse mi viene da dire che senza l’idea vincente del film non avrebbe raccolto molti frutti, ma – e faccio un plauso a Rovazzi – i tempi sono cambiati, la gente non cerca solo l’ascolto ma anche la visione ed il film che ci permette di fruire del brano è davvero ben fatto. Rovazzi ha del talento. Sa come gestirlo, virarlo e veicolarlo.

In una società in cui sembra che il talento si possa costruire a tavolino, averne di Rovazzi che invece lo hanno dentro e lo sanno sapientemente mostrare.


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Monica Landro

Studi classici, una laurea in Lettere e Filosofia e un tesserino dell'Ordine dei Giornalisti. Questo è il CV in estrema sintesi. Ma quello che veramente mi descrive è l'amore per la musica, per i libri, il teatro e i viaggi. Amo cucinare le torte e prendermi cura delle mie piante. Odio i calcoli matematici, le percentuali e i problemi di geometria. Amo stare in mezzo alla gente ma amo ancora di più stare con me stessa. Amo la Sicilia, i suoi colori, sapori e tramonti. Ogni volta che la vita mi sembra difficile, cerco di raggiungere uno scoglio, mi siedo e ne parlo con il mare.

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