ALESSIO CARATURO – Arriva in radio, dopo lo strepitoso successo di “Lontano, lontano, lontano”, il singolo “Non è vero”
C’è amore, nell’album di Alessio Caraturo, un amore forte e paralizzante come una folata di vento invernale ma che, narrato in modo dolce e pacato, sembra delicato come il battito d’ali di una farfalla. Amore, sì, ma anche riflessione, gioco, verità. Dieci tracce, dieci modi di fare poesia: l’album 38° PARALLELO, già presente in tutti i negozi di dischi e nelle piattaforme di streaming e download, è un crossover di stili musicali.
Lontano, lontano, lontano è rimasto, per 5 mesi, tra i 100 brani più programmati in radio – successo spettacolare – e a breve – per l’esattezza domani 15 settembre – sarà Non è vero a entrare in programmazione radio; un bel successo per Caraturo il quale è ritornato in pista, dopo un’assenza di ben dieci anni, come prima e più di prima. Il suo percorso umano e musicale, d’altronde, è intenso, importante; il fatto che sia rimasto distante dai clamori dello showbiz è un grande pregio.
Le dieci canzoni sono state scritte perlopiù da Caraturo e da Seba, suo produttore artistico e produttore dell’ultimo album di Mario Venuti – il quale, a sua volta, firma Transfert.
È un progetto ambizioso, quello di 38° PARALLELO: affermare la musica d’autore come concetto fruibile a tutti. Il nostro Caraturo vuole donare, con questa sua creazione – la quale, raffinata e romantica, è in equilibrio tra la new wave anni ‘80 e il suono più aggressivo delle band d’Oltremanica –, le meraviglie della musica a tutti, rendere la musica universale pur senza spogliarla delle sperimentazioni, delle retrospettive artistiche.
In Lontano, lontano, lontano c’è il bilancio – fatto tramite riflessioni profonde – della propria esistenza. Presente, passato e futuro. Siamo al 38° parallelo, è qui che avviene l’incontro tra la natura, aspra e incontaminata, e la presenza umana.
Transfert, abbiamo detto, reca il contributo di Venuti. Si tratta di un brano psichedelico, pienamente in linea con ciò che racconta… una seduta psicoanalitica dove Alessio si confronta con se stesso, ed è medico e paziente allo stesso tempo. La paura del buio svanita, la voglia di lasciarsi andare, il bianco come assenza di colore. Un guscio che potrebbe contenere una sorpresa.
“Ma che strazio! Non è giusto! Che discorso è? Non c’è gusto a discutere con te!”
La due cavalli è veloce, ritmata, ironica. Abbiamo tre persone in un triangolo amoroso. La ragazza è seduta a prendere appunti sulla vita. Un po’ più in là, sta il narratore: le guarda, come incantato, il punto vita. Poco più in là, lui, il terzo incomodo. Ma che accadrà?
“Stavamo a Saint Tropez quella mattina che la due cavalli ci puntava. La macchina sbandò arrivando a quel bistrot dove eravamo seduti.”
Col cuore in gola è un racconto che si basa sui ricordi, che parla dei ricordi. L’adolescenza, le feste, i temporali estivi, i primi amori.
“Tra le luci della festa, musica! Si ballava, col cuore in gola, col cuore in gola. Il tempo cancella ogni cosa ma te no! […] I capelli, i tuoi gesti, la mano… ricorderò!”
Si me vuo’ bene, unico brano in napoletano – e da qui si evince la sua origine partenopea e il suo affetto per la propria terra –, eleva ancor più il sentimento dell’amore così elogiato, raccontato, cantato nell’album. Connubio perfetto: arrangiamenti attuali, sperimentali e musiche mediterranee che odorano di antico, di dolcezza.
Anche Non è vero e Non è primavera parlano d’amore. Tumulto e irrequietudine. Intensità. Voglia di ricordare, per non perdere mai certe emozioni.
Nella prima, si trova il tema del tempo che passa, quel tempo – necessario e doloroso – che aiuta a trovare le parole. Passi consumati e speranze riposte in giorni che scorrono. Cinema di martedì, cuori che ancora battono – perché per dimenticare ci vuole molto più che una manciata di mesi, molto più che una manciata di desideri –.
“Non è vero che si vive lo stesso, in qualche modo poi si vive lo stesso. Non è vero, non è vero! Non è vero che poi ti passa tutto. Sono stronzate, che poi ti passa tutto. Non è vero!”
Nella seconda, c’è il fare l’amore con l’ultimo sole, un’estate che scompare, un bacio che si voleva rubare.
“Io ti rivedo. Ti ho sempre cercata, da sempre ti ho amata.”
Malamore. Questo brano è una cover del 1977 di Enzo Carella, artista venuto a mancare pochi mesi fa e ai più sconosciuto. Battisti stesso definì Carella innovativo e incompreso. È un omaggio, quello che Caraturo dà a Carella nell’anno della sua dipartita… Impossibile non notare la somiglianza di stile: entrambi sono lontani dalla retorica cantautorale e assomigliano un po’ ai poeti futuristi, rompendo infatti gli schemi di testo e musica e riuscendo a fare poesia con il suono delle note. Confusione, nervi storditi e aghi nella pelle. Dolore, struggimento. Amore patito, che uccide e graffia e secca.
“Un bacio nella gola è la tua bocca migliore. L’asma che mi cola come piombo sul cuore.”
Così senza parole narra invece di un amore inquieto, carico di patimento… un amore giunto ormai al suo capolinea, benché si sia certi che non possa finire. Non del tutto, almeno. Non così, certamente. Musica e arrangiamenti sono retrò e innovativi allo stesso tempo.
“Congelerò i ricordi nella memoria più profonda […]” C’è una brezza, un vento magico che spinge due persone l’una verso l’altra. Ma l’amore è finito, o almeno così insegna il mondo, e non c’è più nulla da fare. Più nulla da sognare. “Incatenato alla ragione, un altro bicchiere per dimenticare.”
Muovere le ombre chiude la carrellata, e nessun brano poteva essere più adatto: richiama alla notte, ai sogni, al rumore del mare.
Un amore bellissimo, un amore speciale. Ha amato la sua lei ancor prima di esserci – racconta la voce di Caraturo – e guardandola negli occhi, occhi che sembravano perle africane, poteva trovare la pace.
“Se potessi prendere le onde e poi scrivere sul mare. Muovere le ombre della notte per poi fare un temporale, per poterti sentire vicina a me.”