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“Zia Antonia sapeva di menta” di Andrea Vitali | RECENSIONE

La mancanza di chiarezza apre la strada a situazioni ambigue. Il dire e non dire genera malintesi e portarseli dietro è una frode verso la verità. I disguidi si nutrono di silenzi, di mezze voce, di parole sospese. Si fanno dei giri larghi per arrivare a quello che dovrebbe essere ovvio, scontato, naturale. E nel mentre si perde tempo per arrivare alla parte dritta delle cose si creano anche dei dissapori. Inevitabili quando ognuno crede ciò che vuole sulla base di quello che non è in realtà. Allora, le intuizioni prendono posto nella mente di chi non chiede direttamente agli interessati e quelle stesse intuizioni, affidate al vento che va un po’ di qua e un po’ di là, generano sempre dei grandi malintesi. Uscirne indenni è una fortuna di non poco conto. 

In Zia Antonia sapeva di menta di Andrea Vitali è tutto un disguido. L’odore di aglio però è la scia di verità che si segue per venire a capo di un mistero che coinvolge zia Antonia. La donna è ospite in una casa di risposo accudita dalle suore ed a trovarla va solo uno dei due nipoti, Ernesto. Lui non lo consuma, ma conosce il profumo di menta di sua zia che usa le mentine dall’aroma fresco come se fossero molliche di pane. Si dovrà andare a naso per sciogliere il mistero dopo essere passati da una serie di disguidi.

Lineare e fresca la prosa. La narrazione di poggia su un cabaret di false intuizioni, di malintesi, di piste sbagliate, che lasciano al lettore la curiosità di sapere come andrà a finire. Il mistero è ben costruito.  

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario per Mille e un libro Scrittori in Tv di e con Gigi Marzullo Rai Cultura. Giornalista, recensore professionista.