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Levante, simbolismo carnale per un momento di vita | RECENSIONE ALBUM

Mistero e speranza avvolgono “Opera futura”, il nuovo album di Levante, uscito oggi, venerdì 17 Febbraio. Una fatica discografica che è stata anticipata coerentemente col brano in gara a Sanremo “Vivo”, ritratto vero – e per alcuni ermetico – di uno stato d’animo disorientato dagli imminenti cambiamenti, ma anche da una cover evocativa che richiama i quadri d’autore: l’artista, seduta con un cigno in grembo, davanti a un sipario verde. Ho dipinto tutto di verde perché del futuro non so niente eccetto la speranza – aveva dichiarato in precedenza Levante – Con il verde ho potuto scontornarmi e proiettarmi dove desideravo proprio perché, lungo la strada che mi ha portato a OPERA FUTURA, c’è stato tanto buio e solo la speranza di uscirne si è resa lanternaLa presenza del cigno agisce doppiamente sulla simbologia della speranza ma anche della bellezza e del pensiero leggero, in quanto sconfigge la gravità sentendosi a casa in cielo come in terra e in acqua”. Insomma nulla dovuto al caso, figurarsi la tracklist.


Tra le strofe delle 10 canzoni contenute in “Opera futura”, infatti, si respira un dualismo quasi bipolare, tra chi guarda al passato con nostalgia ma al tempo stesso se ne rallegra per averne lasciato i residui a terra, ma soprattutto di chi vive il brivido del futuro, in bilico fra gioia e paura. Dalla resa dei conti in “Invincibile”, si vola fra l’insonnia di “Mi manchi” e le divergenze verbali di coppia in “Fa male qui”, per poi trovare contorni più figurativi in “Metro”. Qui Levante racconta lo shock di un incontro dopo l’addio, chiuso tra orgoglio e sofferenza, che si perde nella gioia attuale, dovuta alla maternità. E’ con la successiva hit “Leggera”, infatti, che l’artista si scrolla di dosso le paure sentendo “sotto ai piedi tanto cielo ancora”, ma poi il ritmo si frena, circondandosi da cori quasi liturgici in “Alma Futura”, vero e proprio testamento per la prole appena nata, con l’evocativa frase “ti lascio la mia voce”. Oltre alla famiglia, Levante racconta ironicamente il contorno, con una sarcastica “Capitale mio capitale” dedicata alla ricerca di approvazione sul web e una confessione universale in “Mater”, dove si esaminano le imperfezioni e le fragilità di chi vive la maternità. A chiudere il cerchio la resa dei conti psicologica: attraverso “Iride blu e Cuore liquido”, la cantautrice frappone questa coppia metafisica, tra materia e fluidità, senza decretarne un vero e proprio risultato.



Insomma “Opera futura” (Parlophone/Warner Music Italy) sconfina in un attestato poetico di Levante che, abbandonando l’immaterialità di “Magmamemoria”, vuole raccontare la fisicità di un momento, pur se lo stesso non ha ancora confini totalmente definiti.

Luca Fortunato

Nato con la 'penna' all'ombra del Colosseo, sono giornalista pubblicista nell'OdG del Lazio. Accanto alle cronache del mio Municipio con il magazine La Quarta, alterno le mie passioni per la musica e il calcio, scrivendo per alcune testate online (M Social Magazine e SuperNews), senza dimenticare il mio habitat universitario. Lì ho conseguito una laurea triennale in Comunicazione a La Sapienza e scrivo per il mensile Universitario Roma. Frase preferita? "Scrivere è un ozio affaccendato" (Goethe).