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Kanye West a nudo: Netflix spoglia il vip e rivela l’uomo

Kanye (lit. Canièi, “L’unico”) è quel tipo di persona e artista che o si ama o si odia, senza mezzi termini. Pazzo, folle, geniale.

Il documentario su Netflix, girato dal suo amico d’infanzia Coodie, famoso regista di video musicali, mette a nudo la vera persona e personalità di un uomo controverso. La versione personale che il regista mostra del suo amico Yeezus sembra una fotografia che ritrae tutti gli emarginati dalla società americanizzata. Il documentario è stato girato in 20 anni.

“Jeen-Yuhs: A Kanye Trilogy” è diviso in 3 fasi e 3 relative puntate:

1. Nascita, Successo e Rinascita

La missione di Kanye è sempre stata rendere il mondo migliore, rendere la comunità afroamericana libera dai pregiudizi. Ad ogni occasione possibile specifica di non essere nato nel ghetto, nella povertà, come vuole il prototipo di rapper alla Tupac. Kanye nasce a Chicago, dove sua madre gli ha dato non solo il cognome ma anche la sicurezza di poter realizzare i suoi sogni. Ha sempre creduto in lui e nelle sue capacità, dandogli la consapevolezza di essere speciale.

Etichettato come pazzo, arrogante ed egocentrico, Kanye risponde ai microfoni:

“Io credo in me, so di essere il migliore, perché tu no?”

Produttore geniale di beat per Jay Z e tutta la scena rap hip hop di NY alla fine degli anni ’90, Kanye si costruisce letteralmente da solo. Senza paura si propone e auto promuove i suoi rap. Coodie passa dal raccontare del fortissimo rapporto con sua madre Donda, per passare a non conoscere più Kanye:

“Conoscevo Kanye ma non Yeezus”

In poco tempo Kanye era diventato l’artista più influente in America e si era allontanato dai suoi affetti di casa.

La rinascita di Yeezus

Rinascita è sicuramente la puntata più significativa di tutto il documentario. Kanye dopo la morte della madre, cui ha dedicato 2 album, e dopo un esaurimento nervoso che lo ha portato al ricovero psichiatrico (stranamente subito dopo aver parlato di Obama e Trump come razzisti e venduti), torna gonfio e pieno di medicine. Ingrassato e con lo sguardo assente. Ma il genio non si è perso, si è trasformato. Vive dentro di lui e si evolve per cambiare il mondo secondo la sua visione.

Kanye si rende conto che la fede e l’unica cosa in cui può rifugiarsi. Non ha mai voluto fare soldi, il suo primo album, che la Roc a Fella non ha voluto finanziare, lo ha finanziato lui stesso per poi distribuirlo per le strade.

Quello che gli interessava era cambiare il mondo del rap, farlo diventare una dimensione culturale superiore. Ad oggi Kanye si occupa di moda ed è al “Servizio di Cristo” per divulgare il vangelo. Nulla di diverso ci si aspetta, da chi canta “I am a god” o “I’m talking with Jesus, He says what a Yeezus!”, che veri e propri concerti gospel/rap estremamente scenografici. Insomma non sicuramente la messa di Santa Rita cui siamo abituati noi italiani.

esibizione al Coachella

Diverso è pericoloso

Quello su cui si riflette durante tutto il documentario è come una persona che insegue i propri sogni con consapevolezza, passione e fede, venga additato a prescindere come pazzo sclerotico e infine pericoloso e violento. Come se un disturbo bipolare diagnosticato possa bastare ad etichettare una persona non degno di integrarsi.

Kanye rifiuta le medicine dopo un periodo di cura, rendendosi conto che inibivano il genio. Accetta la sua condizione e accetta di non poter piacere a tutti, di non poter essere parte della normale bugia che viene spacciata per vita. Durante il documentario le espressioni cambiano, il corpo cambia.

Da giovane senza paura, timido quanto arrogante, si passa all’uomo vittima dei flash tanto sognati che deve volare basso, rimodularsi e rimanere nel suo per mantenere il suo status. Si arriva al Kanye che non ci sta più, che riprende le redini della missione che persegue da sempre. Si espone politicamente e socialmente durante i suoi concerti, mettendo a rischio la sua carriera e la sua identità.

Senza psicofarmaci è un uomo sulla quarantina deluso dalla vita, senza espressioni facciali. Prende medicine per parlare in pubblico, davanti la telecamera di Coodie si sfoga:

“Prendo medicine per farmi comprendere dal voi. Il mio modo di comunicare non viene compreso e sono obbligato ad inibirmi e dover mentire per poter vivere come voi.”

Il disturbo bipolare si nota, spesso prende il sopravvento tanto che Coodie decide di spegnere la telecamera, per sensibilità nei confronti degli eventi di flow of consciousness davvero inquietanti quanto affascinanti.

Kanye West è speciale, un genio. Nessuno lo mette in dubbio, non un suo amico, non un suo nemico. Soltanto la stampa lo insulta, viene il dubbio che sia per evitare, forse, che influenzi l’opinione pubblica. D’altronde sono loro a decidere cosa è notiziabile e cosa no, mentre Netflix rimane famosa per i suoi docufilm liberi da pressioni di ogni tipo. Kanye è comunque un artista non proprio unico. Come tanti prima di lui, ha reso positivo il suo lato “diverso”. Cosi fece YSL, Gucci e perché no, Tenco. Solo che non li riconosciamo come pazzi ma come geni.

Perché Kanye quindi risulta pazzo? Beh, guardate il documentario e fatevi la vostra idea!

Federica Arcangeli

Romana e milanese. Amo scrivere, fotografare, conoscere e condividere idee. Odio essere una Millennial, creo il mio posto nel mondo. Studies: Digital communication & New Media Favourites: Cinema - Musica - Arte - Teatro