TELEVISIONE

“Realiti”, lo pseudo-talent show che non ha fatto (per ora) breccia negli italiani

Ieri sera, mercoledì 5 giugno, si prospettava una sfida televisiva “frizzantina” leggendo il palinsesto, con annessi vincitori e vinti. E chiaramente la sperimentazione frecceriana di Rai 2, che ha esordito con il format “Realiti – Siamo tutti protagonisti”, viene abbattuta, come lo stesso Ettore nella contemporanea riproposizione cinematografica di “Troy” su Rete 4. Vuoi per la fidelizzazione dei telespettatori nei confronti di “Live – Non è la D’Urso” (share di circa 20%) e “Chi l’ha visto?” (con il consueto milione e mezzo di pubblico), o vuoi per le cosiddette “killer application” del free-time – il calcio della Nations League su Italia 1 e la musica dei “Seat Music Awards” su Rai 1 – ma il programma di Enrico Lucci non supera la misera soglia dei 500.000 spettatori, perdendo di fatto anche qualche migliaio di fedeli seguaci del precedente programma “Nemo – Nessuno Escluso”.

Eppure il “Truman Show” del 2019 si è inserito nel prime time con un’idea originale di Umbero Alezio, sulla falsariga della satira moderna (perlopiù politica nella prima puntata), per dissacrare proprio i miti della tecnologia a tutto tondo. Infatti i concorrenti involontari di questo talent sono stati proprio coloro che hanno raggiunto un sommo grado di notorietà attraverso l’uso massiccio degli smartphone (dai Ferragnez alla coppia Di Maio – Salvini), oppure ne sono stati vittima (è il caso delle gaffe di Berlusconi). Quello che però è mancato forse è stata la linearità del programma, intervallato da opinioni fin troppo misere dei saggi (il cantante Luchè, lo scrittore Aurelio Picca e l’attrice Asia Argento) e della giuria popolare, e da servizi legati debolmente sul piano della logica. Anche gli stessi interventi in studio, dall’esilarante confessionale a Vincenzo Salemme allo scontro sui troni fra cantanti neomelodici e decoro sociale appaiono riempitivi e prolungamenti di un format che ha scardinato pure l’orario prefissato sul palinsesto, giungendo fino all’una di notte, anzichè le 23.30 di partenza.

Dunque il surreale talent di Enrico Lucci, artista innegabilmente geniale e funzionale per la tv odierna, necessita sicuramente di una rivisitazione logistica e temporale, in grado di supportare la vera azione originale: la dissoluzione ironica dell’infotainment. Ben vengano quindi servizi ulteriori legati ai concorrenti della puntata, l’influenza dei social (indirizzandosi in un giorno presumibilmente meno coperto fra le tendenze internettiane, sfruttando proprio il deserto estivo) e l’inquadramento temporale che è stato assegnato sul palinsesto!

Luca Fortunato

Nato con la 'penna' all'ombra del Colosseo, sono giornalista pubblicista nell'OdG del Lazio. Accanto alle cronache del mio Municipio con il magazine La Quarta, alterno le mie passioni per la musica e il calcio, scrivendo per alcune testate online (M Social Magazine e SuperNews), senza dimenticare il mio habitat universitario. Lì ho conseguito una laurea triennale in Comunicazione a La Sapienza e scrivo per il mensile Universitario Roma. Frase preferita? "Scrivere è un ozio affaccendato" (Goethe).

Un pensiero su ““Realiti”, lo pseudo-talent show che non ha fatto (per ora) breccia negli italiani

I commenti sono chiusi.