CINEMASPETTACOLO

OLD MAN THE GUN: “Fine di un’epoca e di un immaginario”. ROBERT REDFORD CHIUDE LA SUA CARRIERA

Robert Redford chiude la sua carriera da attore con Old Man & the Gun, film romantico ed elegante che dimostra ancora una volta il talento eclettico di David Lowery.

Le leggende sono una materia delicata: assumono forme diverse a seconda della cultura e dell’esperienza di chi le tramanda, entrano nell’immaginario condiviso e poi si evolvono per gradi, di bocca in bocca. Omaggiarle significa esporsi ai rischi dell’agiografia, ma un regista che sappia davvero narrare per immagini, dotato di un talento eclettico e di una sensibilità acuminata, riesce a distillarne l’essenza più pura da un’angolazione inedita. David Lowery lo fa sembrare facile, gli viene naturale: è uno dei cineasti più versatili del cinema contemporaneo, e Old Man and the Gun dimostra la sua capacità di confrontarsi con il “mito” senza alcuna timidezza, ma individuando una chiave arguta e originale per celebrarne l’importanza. Rapinatore e gentiluomo. Il cappello da cowboy in testa, l’espressione scanzonata di Sundance Kid: Robert Redford nello spirito non è mai cambiato. A ottantadue anni mantiene il fascino del bravo ragazzo, anche quando svaligia una banca. In fondo è sempre l’agente segreto che cerca di salvare la pelle ne I tre giorni del Condor, l’ex campione di rodeo che scappa su un cavallo da un milione di dollari verso le montagne (Il cavaliere elettrico).

Quelle stesse alture a cui ci aveva abituato in Corvo rosso non avrai il mio scalpo, dove da solo, nella neve, sfidava il mondo intero. Lui, che sul grande schermo è stato un campione anche nello sport (Il migliore). Non ha mai abbassato la testa davanti alle ingiustizie (Brubaker), ha vissuto l’America degli anni Trenta (Come eravamo), ha raccontato la gente comune anche dietro la macchina da presa.

Ha attaccato frontalmente la Casa Bianca (Tutti gli uomini del presidente)… Mentre nel tempo libero faceva perdere la testa a Jane Fonda (A piedi nudi nel parco), duettava con Paul Newman (La stangata), e naturalmente sussurrava ai cavalli.

Armando Biccari

Mi chiamo Armando Biccari ho origini pugliesi sono un giornalista ho lavorato e lavoro lavoro per diverse Testate giornalistiche online e Carta Stampata, e Radio TV ho vissuto in diverse città Italiane Genova, Venezia, Prato Macerata. Tra le mie passioni ci sono oltre al Cinema la comunicazione musicale Sociologia dei New Media Audiovisivi Televisione, e la comunicazione scientifica e tutto il resto...