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Meta-SIAE, lasciateci almeno le colonne sonore per le stories! | COMMENTO

Un duello dei migliori tempi medievali: Meta e SIAE se le danno di santa ragione per i diritti d’autore già da una settimana, un po’ come quando noi caricavamo ingenuamente su Youtube dei video con sottofondi coperti dal temibile “copyright”. Soltanto che qui ne va di un elemento integrativo di grande rilevanza, non solo a livello amatoriale. Infatti, col passare delle lancette, i professionisti dell’editoria perdono la copertura per i ‘lanci’ social, le agenzie marketing i ‘music claim’ e gli artisti perdono ricavi sotto i colpi della “tutela” (?) nazionale, proprio in questo universo che fino a questo rinnovo delle licenze andava stoicamente bene.

Non a caso, fino al 31 dicembre 2022, l’ambiente artistico sempre più digitale che intaccava la manodopera artistica e i relativi compensi economici di molti cantautori in cerca di stabilità, era roba ‘noiosa’ rivendicata dalle associazioni, al pari delle lamentele degli artisti in erba che pagavano più di quanto profittavano. Ora, invece, si guerreggia col colosso mondiale per le sue bizze ‘forfettarie’, per aver di fatto nascosto le reali stime dei guadagni raggiunti in base alla sacrosanta direttiva europea.

Lungi dal volerne prendere le parti, avendo sempre noi tutelato a pieno titolo la trasparenza e la tutela creativa senza limiti, troviamo fuorviante questa rivendicazione quasi opportunistica del sistema italiano (coesissimo a sentir parlare l’azienda di Mogol) che crea disagi ad un intero apparato sociale, anche indirettamente. Perchè se da un lato i cantanti nazionali hanno perso, nonostante il sostegno alla causa, flussi e indotti economici non trascurabili, anche quelli internazionali stanno ricevendo a loro insaputa questo danno. Si nota, infatti, come da questo weekend, siano spariti i cataloghi di quasi tutti gli artisti mondiali sulle piattaforme META in Italia, quasi come se il database preferisse una “tabula rasa” rispetto a una differenziazione geografica.

Colpa forse dei tagli di dipendenti che ha ridotto la manodopera dietro le app di Zuckerberg? Chissà….ma nel frattempo Instagram ha perso la voce, facendo una regressione inedita nella storia tecnologica, alla quale noi gridiamo un simbolico appello a carico degli utent: se proprio non riuscite a mettervi d’accordo, perché non ci lasciate almeno le colonne sonore strumentali libere da copyright o ad impatto economico ridotto?

Una soluzione economica quasi alla Soundreef che pervade, non a caso, moltissime attività commerciali, con suoni talmente simili che quasi adoriamo allo stesso modo (grazie easy listening!). Perchè, come diceva saggiamente Gianfranco Iovino “Il mondo senza un po’ di musica e poesia sarebbe un luogo inospitale e privo di fantasia”!

Luca Fortunato

Nato con la 'penna' all'ombra del Colosseo, sono giornalista pubblicista nell'OdG del Lazio. Accanto alle cronache del mio Municipio con il magazine La Quarta, alterno le mie passioni per la musica e il calcio, scrivendo per alcune testate online (M Social Magazine e SuperNews), senza dimenticare il mio habitat universitario. Lì ho conseguito una laurea triennale in Comunicazione a La Sapienza e scrivo per il mensile Universitario Roma. Frase preferita? "Scrivere è un ozio affaccendato" (Goethe).