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“La metrica dell’oltraggio” di Michela Bilotta | RECENSIONE

Le parole, nel significato, sono precise. Usarne troppe, facendo dei grandi giri a vuoto, le indebolisce. Esse sono chiare. Gonfiarle per dare importanza ad un concetto annulla il pensiero. Una bolla di sapone se ci si perde nel vortice delle parole utilizzate senza senso quando si mira ad un obiettivo fallendo in pieno. Senza la cultura sono insufficienti e pesano poco. Il termine “femminicidio”, nel linguaggio odierno, è conosciuto. Racchiude un reato penale che si esplicita nell’omicidio a danno di soggetti di sesso femminile. Dietro al femminicidio non ci sono solo la tragedia della morte e ciò che essa comporta, ma anche i fatti e le cause che l’hanno scatenata. C’è anche la cultura di pensare ancora la donna subordinata al potere maschile. Differenze e disparità di genere ataviche sono evidenti anche in situazioni superficiali nella visione conoscitiva. Intervenire culturalmente è fondamentale. Ognuno deve fare la sua parte senza scaricare responsabilità. Il problema riguarda tutti, indistintamente. Fare finta di nulla come se il femminicidio non ci riguardasse sarebbe un totale fallimento di tutti. Non è sufficiente denunciare. Questo è il primo passo dopo la ribellione nei confronti del carnefice. La consapevolezza di essere vittime dell’uomo che si ama, del padre o del fratello a cui si vuole bene, dovrebbe spingere a decidere della propria vita, prima che venga spezzata definitivamente.

In La metrica dell’oltraggio di Michela Bilotta entri in un caso di femminicidio. Una poetessa del ‘500, in Basilicata, viene uccisa dai fratelli. Isabella Morra, aristocratica di nascita, viene dapprima sequestrata nel castello di famiglia. I suoi fratelli scoprono una corrispondenza letteraria con un barone spagnolo che poi uccidono. La violenza sulle donne era considerato un metodo correttivo e l’omicidio di donne un delitto d’onore, prassi normale nel nostro Paese sino a pochi decenni fa. La giornalista Beatrice De Sanctis ha il compito di ricostruire la storia della poetessa Isabella Morra, di ascoltare testimonianze interessanti per scrivere un articolo. 

Il romanzo è intenso. La narrazione, pulita nello stile linguistico, è un urlo di rabbia, di sollevamento delle coscienze. Il tema del femminicidio è trattato da una nuova prospettiva. Interessanti anche i passaggi enogastronomici e  paesaggistici dell’Italia minore. Recanati, Lanciano, Matera, sino ai luoghi di Isabella Morra sono di una bellezza intima, poetica.

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario per Mille e un libro Scrittori in Tv di e con Gigi Marzullo Rai Cultura. Giornalista, recensore professionista.