LIBRIUNO SGUARDO SU...

“Stanza 212” di Claudia Terranova | RECENSIONE

Il dolore ha molte voci. Allarga lo spazio su più fronti. Quando ti attacca nell’animo e fiacca il corpo resti schiacciato dalla sua forza. La sofferenza non si spiega, si vive e si condivide. Chi l’ha conosciuta, comprende. Altrimenti tace o parla per luoghi comuni. Non c’è ristoro quando il dolore si prende ogni cosa di te, volontà compresa. Lasci vagare lo sguardo e ti fermi sugli occhi che sanno cogliere il silenzio con tutte le sue parole taciute. Storie intime, pudiche, che conoscono lo scuro e lì trovano riposo. Sono storie agitate, narrazioni che rievocano il passato, che risentono ancora del respiro della memoria. A volte, è un peso. Una condanna che condiziona il presente, rallenta le decisioni e frena la lingua. Parlare troppo del proprio dolore allontana chi dovrebbe starti accanto. Il senso di soffocamento è predominante. Allora, ti isoli più per una forma di protezione da qualsiasi addebito di giudizio. Sai, però, cogliere il momento giusto e l’anima bella con cui abbracciare uno stato di difficile sopportazione. Perché c’è sempre qualcuno capace di comprendere e di darti una mano per risalire la china. E le risposte più sorprendenti, spesso, arrivano da chi è genuino nella sua innocenza. Gli insegnamenti arrivano in modo inaspettato e hanno la voce di un affresco da ammirare senza sciupare la bellezza che si nasconde tra le pieghe della sofferenza. 

In La stanza 212 di Claudia Terranova conosci il dolore di Mahmoud, un poeta, che passa i suoi giorni di vita in una clinica di Houston. La sua stanza di degenza è  la 212. La divide con un bambino, David, che diventa il suo alter ego. Il dolore di Mahmoud è una storia di esule, di rifugiato, di perdite, di solitudine. Diversa da tante altre, ma comune per il peso del dolore.

Il romanzo è intimo. La storia è un po’ lenta. L’emotività, però, sprigionata nelle pagine annulla i limiti di una narrazione che ha bisogno del conforto del lettore. Quasi a sanare una ferita che viene da lontano. La scrittura ha assorbito il dolore, ne riconosce, allo stesso tempo, la speranza che quando viene dal tormento ha una forza diversa.

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario per Mille e un libro Scrittori in Tv di e con Gigi Marzullo Rai Cultura. Giornalista, recensore professionista.