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Sara Lazzaro | Da Agnese in DOC alla giuria del “Corona Short Film Festival” | INTERVISTA

Successi televisivi e progetti digitali di Sara Lazzaro, l’attrice veneta che sta rinnovando il concetto di diversità artistica

Feroce come Agnese (“DOC- nelle tue mani”) , sarcastica come Daniela (“Volevo fare la rockstar”), empatica come Giuditta (“La guerra è finita”): la femminilità ha i capelli rossi di Sara Lazzaro, volto rivelazione della serie di successo “DOC- nelle tue mani” che sta vivendo un periodo d’oro fra cinema, tv…e web. Infatti l’attrice veneta sta finalmente cogliendo gli onori del grande pubblico dopo un variegato percorso artistico, partito nel 2008, senza mai perdere di vista quell’indole camaleontica che la contraddistingue dalle sue origini. Doppia natura fra Italia (papà) e Stati Uniti (mamma), con un pizzico di Inghilterra (precisamente al Drama Center di Londra), Sara ha saputo unire i suoi lati artistici, anche quelli più impensabili come il disegno, per raggiungere quante più declinazioni possibili fra teatro, cinema e tv, fino al traguardo della giuria per l’innovativo “Corona Short Film Festival” che avverrà sul web nelle prime settimane di Maggio.

Noi, prodi guerrieri casalinghi, abbiamo raggiunto con lo smartphone l’attrice per farci raccontare la sua esperienza attoriale, ma anche descrivere la rassegna digitale che catalizzerà le attenzioni di moltissimi film-maker di tutto il mondo.

Ciao Sara, intanto vorremmo sapere come va e come procede la quarantena?

“Sta procedendo, ormai sto perdendo il conto… senza dubbio mi manca la mia famiglia che sta in Veneto. Stavo girando Doc a Marzo e con l’avvio del decreto mi sono ritrovata bloccata a Roma e ho deciso di passare la quarantena qui, pure per tutelare la famiglia.”

La quarantena, purtroppo per molti appassionati di televisione, è andata di pari passo con la frenata della tua Agnese su Doc: senza chiederti spoiler per la seconda parte, vorremmo chiederti com’è stato lavorare a fianco di Luca Argentero, con una produzione molto prestigioso (Lux Vide) ma soprattutto svolgere un ruolo “dirigenziale” di fronte a questi giovani attori emergenti?

“Andando in ordine, mi sono trovata molto bene con Luca, anzi mi sento fortunata ad avere avuto lui come compagno di scena perché oltre ad essere un grande professionista è una gran bella persona. Avendo ritmi serrati, è infatti bello avere un partner così in scena, con cui si crea una bella sintonia utile per raccontare al meglio i personaggi. In più è la prima volta che collaboro con la Lux, casa di produzione di alcuni dei prodotti centrali del palinsesto Rai 1, ed è stato molto bello che ci sia stato il tentativo proprio con DOC di fare tv in modo diverso, dalle parti tecniche come regia e fotografia, al look accattivante e al montaggio ritmato calibrato, fino ad una rosa di attori “insolita”. Con i colleghi devo dire che ho vissuto una bella sfida e ho sentito tanta fiducia dal regista, ricevendo un ruolo diverso e inedito, sia come età da interpretare (43enne rispetto ai 35 dell’attrice, ndr), che per maturità ed autorità, che per la consistente rilevanza scenica. Agnese infatti è un personaggio abbastanza sfaccettato, che per fortuna il pubblico ha imparato a conoscere meglio nel corso delle puntate, percependone quella dolcezza e fragilità dietro al “muro”. Era un po’ il mio obiettivo del lavoro, perché volevo creare un ruolo femminile non scontato e stratificato, dato che non esiste nessuna donna bidimensionale, buona o cattiva: siamo umani, con tutte le nostre paure e forze! E poi dal punto di vista narrativo, la storia stessa ha dell’incredibile essendo vera, ma anche per la capacità che offre di esaminare il distacco, tra passato e presente, che ha portato al cambiamento di ogni personaggio.”

Oltre a DOC, ti abbiamo visto su altre serie fortunate rai dove sei riuscita a rivestire toni ironici (Daniela in “Volevo fare la rockstar”) , così come parti drammatiche (Giuditta in “La guerra è finita”) con grande capacità: ci sveli qual è il segreto per riuscire a cambiare così facilmente questi ruoli?

“Vorrai dire schizofrenia (ride, ndr): forse la bellezza sta proprio nella diversità, nel fatto che non ci sta un incasellamento in un’unica figura e ci si sposti in uno “spectrum” ampio. Il mio segreto in particolare potrebbe stare nell’alchimia che ho creato fra strumenti formativi acquisiti di continuo e materiale umano, sfruttando forse quell’indole camaleontica e adattiva derivante dalle mie origini italo-americane e dagli studi di disegno, che mi hanno insegnato a creare qualcosa da zero attraverso l’immaginazione. E poi sono una persona che ama tuffarsi in ogni declinazione possibile, perché in ogni tuffo scopri cose nuove, colori nuovi, capacità nuove, come capitò con Daniela in “Volevo fare la rockstar” dove per la prima volta mi è stato dato un personaggio brillante e sarcastico che credevo di avere nelle mie corde solo con gli amici più stretti. Lì per esempio ho capito l’importanza di fondere dramma e ironia, perché entrambi servono per migliorare la tua capacità artistica.”

Una varietà che ti porterà addirittura dietro alla macchina da presa, precisamente come giurista per il Primo Corona Short Film Festival: ci spieghi come funzionerà e come è avvenuta la chiamata per essere la giurata di questa rassegna innovativa?

“E’ un’iniziativa molto bella, creata dal mio amico e collega Dejan Bucin a Berlino, assieme ad altri colleghi, per spingere filmaker e non di tutto il mondo a stimolare l’immaginazione con un corto di 5 minuti, da inviare entro sabato 25 Aprile senza alcun costo d’iscrizione, se non tramite una donazione libera a Medici Senza Frontiere. A me chiamò a inizio quarantena e non esitai ad accettare subito questa proposta, nella duplice veste di rappresentante italiana e americana. Sarò accompagnata da una giuria molto ricca e variegata a livello di background, da registi a video artisti, fino ad attori e persino professori di arte/cinema, con i quali valuterò nella seconda fase i corti selezionati in questi giorni dai 4 organizzatori. Simultaneamente verrà data la possibilità anche al pubblico di scegliere il migliore, al quale verrà dato l’Audience Award dal valore di 500 euro. Diciamo che questo concorso viene proprio in aiuto a tutti con le sue scadenze e la possibilità di stare insieme e fortunatamente le risposte da tutto il mondo sono state finora sorprendenti. Riesce, in un certo senso, a dimostrare il ruolo dei creativi in questo momento storico, che, in mezzo alle macerie, sono fuochi sacri in grado di stimolare dialogo, riflessione e resilienza, trasformando le difficoltà in altro come i grandi del passato hanno saputo fare.”

Un concorso che va di pari passo con la riapertura del Paese: come ti interfaccerai dal 4 Maggio e soprattutto cosa c’è nel futuro di Sara, aldilà di questo Covid 19?

“Io andrò cauta comunque, perché è l’inizio di una fase ma di certo non scardina le regole precedenti. Bisogna stare attenti e per fortuna avrò qualcosa da guardare a casa! Aldilà della situazione, a Febbraio/Marzo ero in stato avanzato con diversi progetti che partivano nell’estate e sicuramente verranno rinviati. Poi dovrò concludere, per ironia, solo un unico giorno (forse) di registrazioni di DOC. Quello che più mi preoccupa è il teatro, perché già era indebolito finanziariamente e penso ci metterà tempo per rialzarsi, bisognerà essere uniti per aiutarlo!”

Luca Fortunato

Nato con la 'penna' all'ombra del Colosseo, sono giornalista pubblicista nell'OdG del Lazio. Accanto alle cronache del mio Municipio con il magazine La Quarta, alterno le mie passioni per la musica e il calcio, scrivendo per alcune testate online (M Social Magazine e SuperNews), senza dimenticare il mio habitat universitario. Lì ho conseguito una laurea triennale in Comunicazione a La Sapienza e scrivo per il mensile Universitario Roma. Frase preferita? "Scrivere è un ozio affaccendato" (Goethe).

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