L'ARTE di PARLARE a REGOLA D'ARTERUBRICHE

L’arte di parlare a regola d’arte, Luio col bene che ti voio, alla scoperta del gruppo GL

Chiamarli “digrammi” sarebbe troppo facile, almeno dal punto di vista della fonazione.
Perché nella realtà le cose vanno un pochino peggio.
I digrammi sono quei gruppi fonetici come GL e SC. Nella cui produzione qualcuno “scivola” e “gorgoglia”, tanto per fare subito un esempio concreto.
Ecco perché in certe regioni d’Italia come ad esempio la Campania il suono GL è archiviato semplicemente come I.
Spunta così un “luio” al posto di “luglio”, “famiia” al posto di “famiglia”.
Provare dunque a dire “famillia” e quindi cominciare a prendere dimestichezza con il movimento della lingua, che posta a conchetta andrà fatta scivolare dal palato posteriore e quello anteriore.
Ed ecco un esercizio pratico:
CHE VOGLIA IN FAMIGLIA DI UN CONIGLIO CON L’AGLIO CHE IN LUGLIO PIGLIA LA SOGLIA DELL’OGLIO IN PUGLIA.
Ed ora che sappiamo perfettamente pronunciare il gruppo GL, passiamo al gruppo SC.
Per farlo però occorre silenzio. Quindi… sssshhhhh (col dito indice dritto davanti alle labbra).
Ecco spiegato il suono SC. Non era poi così difficile! 😉
Nel video collegato a questo articolo prometto di insegnare a chi mi legge cosa fare  per usare la voce per ore senza affaticarla troppo.
E’ una questione diaframmatica. Tendiamo sempre a usare troppo poco il diaframma e troppo la parte alta dell’addome, sia per respirare che per emettere suoni.
Col risultato che la gola cede dopo pochi minuti e la voce si riduce a un sibilo inudibile.
Bisogna spingere dal basso, è indispensabile imparare a respirare usando al massimo il diaframma, che è un muscolo a forma di cupola con un tendine centrale dal quale originano i fasci carnosi  che si inseriscono sullo sterno, sulle coste (perché le costole sono quelle del maiale, quelle umane si chiamano coste) e sulle vertebre lombari.
Sappiamo usare già il diaframma, lo adoperiamo per entrambi i bisogni fisiologici primari e per rimettere. E nessuno ci ha insegnato a farlo!
Se imparassimo ad usarlo anche per inspirare ed espirare, scopriremmo che potremmo parlare per ore senza stancarci mai. Un moto vocale perpetuo!
Infine, la parola difficile. Per questa settimana novembrina dal meteo incerto ho scelto “guaina”.
Che naturalmente si pronuncia guaìna e non guàina. L’accento cade sulla prima A.
Perché? Beh, il termine da cui proviene è il latino vagìna, che vuol dire “fodero”, “involucro”.
Di conseguenza anche il verbo sguainare si deve coniugare io sguaìno, tu sguaìni, egli sguaìna, essi sguaìnano, e non “sguàino” come molti (sbagliando) pronunciano.
Da domani, sguaìna la voce, respira col diaframma e sei pronto a cantare in loop “Luglio col bene che ti voglio”.

Marco De Domenico

Speaker e doppiatore pubblicitario, Marco è stato voce ufficiale di Italia Uno, di Nickelodeon e di RMC. Attualmente è la voce ufficiale di Pop, di Radio Kiss Kiss Napoli e di Radio Mc Donald’s. Presta la voce per molti brand internazionali. Insegna dizione e uso della voce presso Accademia 09 di Milano. 43 anni, single, due figli, Marco ama andare in moto, il cinema e soprattutto la musica.

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