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Primo Maggio 2022, si selfie chi può: storie dal backstage del Concertone post-pandemico | REPORTAGE

“Sbrigati che c’è Luché a Radio 2”: bisbigli veloci, sguardi fugaci e tanta frenesia di un flash con il proprio beniamino (?). Il backstage del Concerto del Primo Maggio 2022, organizzato da iCompany, a Roma è stato quasi come un ritorno allo stadio, dove si attende ansiosamente di poter applaudire la propria squadra, ma anche di poter celebrare il proprio posto privilegiato rispetto alle migliaia di persone assiepate da ore sotto al palco per quei due – finalmente – minuti di performance dal vivo. Una gimkana di cui avevamo bisogno (?) per recuperare terreno sull’evento più longevo della televisione, orfano della sua pura essenza per via della pandemia per due edizioni. E infatti nell’aria retro-palco del Primo Maggio si è tornato ad assaporare il gusto della convivialità food and drink, le strette di mano garantite dal banner “green pass” cliccato in fase di accreditamento e l’eterna distinzione artistica che circonda l’amalgama dei pass ‘ospiti’. Per la stampa, invece, il classico pomeriggio di passione, alla ricerca smodata di uffici stampa con i quali concordare attimi fuggenti fra un selfie e l’altro e l’occhio tacito e attento per saper distinguere l’approccio aperturista di un cantante rispetto alle lecite premure di altrettanti, visti passare nel salotto di Rai Radio 2 da ingressi secondari, concessi per brevi dichiarazioni incrociate, oppure solamente ‘troppo stanchi per realizzare un’altra intervista’.

Poniamo, con semplificazione, la linea promozionale e vincente in tutti i casi dell’artista Mille (INTERVISTA DISPONIBILE SUL CANALE IG), penna amarcord con uno spirito primomaggese da far invidia ai sindacalisti, riuscita a imporsi con la sua impronta fra ironia e impegno civile ma anche fruitrice fino all’ultimo istante dell’area stampa assieme ad amici, colleghi e giornalisti con un sorriso dirompente e fiero, indipendentemente dalla vittoria del 1MNext2022. Più o meno ha seguito la scia Sinkro (INTERVISTA DISPONIBILE SUL CANALE IG) che, invece di perseguire i canoni estetici – e lecitamente combattuti * – del “bello e tenebroso”, rivendica con grande spontaneità le paure iniziali ma anche quella dose sana di adrenalina che può sganciare una platea infinita come quella di Piazza San Giovanni.
*Big Mama, per l’appunto, è la nostra più bella rappresentazione, fiera del suo movimento “body positivity” e icona di un rapper crudo e reale, senza peli sulla lingua che ha incantato con le sue parole e col messaggio contro il bullismo.

Orde di fan millenians invece negano le battute degli Psicologi, ospiti fra i più attesi del pomeriggio, ai quali fan contraltare l’altra grande rivelazione del panorama indie attuale e della stessa scuderia promozionale, Ariete, apparsa molto a suo agio con i suoi slogan fronte palco all’insegna della libertà in tutte le sue forme, e fiduciosa per una “ripartenza al 100%” dell’intero settore, come dichiarato in un rapido press-corner post-esibizione.

“Musica per riflettere e raccontare la propria vita, a più strati”: la fenomenologia dei Coma_Cose, altro due attesissimo nel cuore del pomeriggio, passa a loro detta da “uno strato leggero che, scavato in fondo, propone messaggi importanti”. “Drizzare le antenne e capire le esigenze della società”: la cura artisticamente elettorale de La Rappresentante Di Lista passa, invece attraverso il bagno di folla giornalistico e del pubblico che amplifica il loro impegno e si scatena altrettanto a ritmo delle loro hit, scandite con efficace nell’orario di punta dopo le 20, rappresentando la loro consacrazione, partita dai piccoli locali per arrivare a traguardi mainstream importanti, come lo stesso Rock in Roma.

A far venire ‘brividi’, lontani letteralmente da quelli Sanremesi che non hanno preso parte a questa spedizione di Piazza San Giovanni, ci han poi pensati in serata Marco Mengoni, che oltre a omaggiare egregiamente Bob Dylan con la celebre ‘Blowin’ in the wind‘ e recuperare il suo repertorio più simbolico, ha fatto battere i cuori con la sua grande – ma limitata da fattori esterni – disponibilità dietro le quinte, Max Pezzali – rapido quasi inspiegabilmente sul palco con solo 2 canzoni senza tempo e fuggente ai microfoni, Tommaso Paradiso – scatenato davanti al pubblico ma elusivo dinanzi alle interviste a bruciapelo – Gazzelle – altro esempio di crescita artistica nel Concertone, da icona indie pomeridiana a ‘sorpresa’ dell’ultimo momento – e infine Fabrizio Moro – ancor più invisibile nei radar dell’area stampa ma trascinatore di entrambe le due platee.

Ma se c’è da dare la palma d’oro di vera icona di questa ritrovata esperienza dietro uno degli eventi musicali più attesi dell’anno, anche per gli stessi tiktoker o fenomeni digitali accorsi nel pomeriggio come Cecilia Cantarano, le Eterobasiche e Giulia Penna , si darebbe senz’altro a Valerio Lundini, artista coriaceo e genio dell’improvvisazione, capace di affrontare con la sua ‘ironia seria’ le angherie della guerra – grazie alla finta telefonata di Putin in diretta televisiva – intrattenere con originalità gli artisti per tutto il weekend e di dar voce coi suoi Vazzanikki a esibizioni catchy e surreali a più riprese durante la giornata, ma soprattutto di mantenere assieme a Bugo un atteggiamento sempre molto affabile e poco social. Paradosso, quasi, di una platea incontrovertibilmente volta alla ‘fotocamera’ del proprio cellulare, col forte rischio di archiviare tutta questa giornata, ricca di significati* e di volgerla con grande facilità nel ‘cestino’ per liberare spazio al prossimo evento…



Luca Fortunato

Nato con la 'penna' all'ombra del Colosseo, sono giornalista pubblicista nell'OdG del Lazio. Accanto alle cronache del mio Municipio con il magazine La Quarta, alterno le mie passioni per la musica e il calcio, scrivendo per alcune testate online (M Social Magazine e SuperNews), senza dimenticare il mio habitat universitario. Lì ho conseguito una laurea triennale in Comunicazione a La Sapienza e scrivo per il mensile Universitario Roma. Frase preferita? "Scrivere è un ozio affaccendato" (Goethe).