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“Il paradosso dell’ossigeno” di Lucia Valcepina | RECENSIONE

Trattenere le parole, schivando gli sguardi, rassicura chi che evita il confronto. Si tacitano gli stati d’animo. Pensi di essere al sicuro, di aver evitato una discussione che non regge bene le emozioni. Pensi anche di essere stato fortunato, addirittura bravo nell’aver zittito la coscienza che mette in luce quei punti talmente dolenti che sarebbe troppo affrontarli vis a vis. Ti convinci che il silenzio ti abbia protetto. Stupidaggini. Ciò che non hai detto ti viene a cercare. Ti tormenta il sonno e ti agita le giornate. Arriva sempre il tempo della resa dei conti e quel faccia a faccia non puoi più ripudiarlo. Ti tocca. Tanto vale, allora, essere schietti ed esprimere quello che si impasta con la ruggine per farlo uscire una volta per tutte. I silenzi sono fatti di tante idee, di tante convinzioni, di tanti pensieri, che scelgono la timidezza per compagna invece di abbracciarsi all’audacia. Meglio starsene buoni e non agitare troppo le acque, nei rovi ci si impiglia ugualmente anche se stai attento. Il confronto può portare allo scontro, certo. Ma vengono meno le difese, alla fine stremati si dice quello che si dovrebbe dire. Chiaramente. Ci si libera e si ha anche una prospettiva nuova. Un punto di vista diverso, l’altra parte della campana che ha suoni, voce e cuore. 

In Il paradosso dell’ossigeno di Lucia Valcepinafinisci nei silenzi e nelle parole di due donne, Aphra e Giulia. Mamma e figlia non si conoscono bene, le distanze le hanno allontanate e le scelte hanno fatto il resto acuendo le incomprensioni. Aphra, ex attrice di teatro, ha indossato molte vite creando un disordine nelle poche certezze messe in piedi per sé e per la sua famiglia. Giulia, sua figlia, ha dovuto affrontare l’esistenza senza applicare fronzoli. È pratica ed elimina il superfluo dalla testa per concentrarsi sulla sostanza. Essere madre a sua volta la spinge a bruciare i propri sogni per incanalare quelli di un figlio. Le due donne, su un treno in sosta, saranno l’una gli occhi dell’altra, si parleranno scoperchiando pensieri messi sottovuoto da trotto tempo.

Il romanzo apre il sipario dell’anima. La storia entra dritta nelle situazioni scomode, nelle decisioni rimandate, negli affetti inespressi. La narrazione è delicata, bella. Ha stile, la scrittrice. Il lettore segue il passo delle protagoniste senza fiatare, ogni suo fiato potrebbe spezzare il momento delle parole. Questo pensa il lettore che va avanti con gli occhi per seguire una storia che potrebbe appartenere a tutti.    

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario per Mille e un libro Scrittori in Tv di e con Gigi Marzullo Rai Cultura. Giornalista, recensore professionista.