MUSICA

Spring Attitude Festival, il futuro musicale odora di antichità | REPORTAGE

“Restart the future”…but careful to the past: lo Spring Attitude Festival si colora di sfumature temporali per la sua undicesima edizione, unendo i fasti – e ahìnoi i mali – del passato con la visione innovativa. Appropriandoci nella prima parte dell’hashtag di questa celebre “primavera” settembrina a Roma, riusciamo a scorgere fra le righe un dualismo forte che vede nel set prescelto – gli studi di Cinecittà – e nei suoni che lo hanno composto la sua immagine più evocativa. Infatti dal set dell’Antica Roma si sono vissuti ben due giorni di sperimentazioni sonore che mai come ora vogliono prendersi questo futuro artistico oltre la pandemia.

Noi abbiamo vissuto in medias res questo “Spring Attitude” venerdì 16, quando ci siamo ritrovati, dopo una lunga camminata fra i celebri scenari della culla cinematografica italiana, nel bel mezzo del pop innovativo di Ditonellapiaga, fresca della sua ultima uscita discografica Camouflage e la straordinaria vittoria della Targa Tenco 2022 per la sezione Opera Prima. Dal “Molinari Stage”, la cantautrice romana stava inebriando la platea giovanile con la sua adrenalina e la sua spigliatezza, al suono dell’ormai celebre “Chimica” e dell’ultima “Disco (i love it)”, creando un’atmosfera suggestiva con il concomitante tramonto capitolino. Un live dinamico e fresh che, seppur nella brevità imposta dalla nutrita line-up, ha regalato un’altra ospitata importante all’artista che sta sempre più spopolando col suo eclettismo stilistico. Sulla falsariga si è agganciato dal palco frontale – il cosiddetto “Genera Stage” che ha unito formazioni artistiche under 35 grazie al Dipartimento per le Politiche Giovanili – Iosonouncane che ha saputo mostrare, nonostante qualche problemino tecnico legato all’acustica, una vena sperimentale molto particolare ma purtroppo vissuta da noi in piccola parte.

Infatti per poter assaporare la line-up successiva che prevedeva il cantautorato romano di Fulminacci, l’ibrido post-punk dei Red Axes e il clubbing cantautorale di Cosmo tutta d’un fiato, siamo stati intrappolati nello stereotipo che caratterizza l’immaginario italiano da secoli: la fila e la disorganizzazione. Perché se pure l’evento fosse corredato da tanti QR code sparsi qua e là e vantasse pause brevissime fra un live e l’altro, le lunghe code per la food area, fra cassa e singoli food track, e per i servizi igienici miste alla mancanza di indicazioni appropriate e di un meccanismo molto aggrovigliato (lontano parente dei token del Jova Beach Party) hanno restituito un risvolto della medaglia molto fastidioso …e rumoroso, a tal punto da far sporgere le dovute scuse da parte degli organizzatori all’indomani della serata – mal digerite allo stesso modo dai presenti. Quel che ha pesato, d’altronde, è stata soprattutto la collocazione della zona incriminata, abbastanza distante dall’arena musicale, che ha decretato per molti la gravosa scelta fra bisogno fisiologico e completa user experience dello Spring Attitude – come nel nostro medesimo caso.

Superati questi bisogni, abbiamo accantonato le noie grazie all’altrettanto bagno di folla festante nell’agorà sonora, che ha visto nel “comandante” Fulminacci l’angelo del cantautorato disincantato, grazie pure alle ospitate politically correct di Willie Peyote e del “padre artistico” Daniele Silvestri, e in Cosmo il demone elettronico attraverso i suoi suoni ipnotici, le luci psichedeliche e i suoi slogan leggermente politici. Entrambi, infatti, hanno offerto al pubblico un “attitude” personalizzato, che li rende icone originali in un panorama fin troppo compattato verso la somiglianza stilistica. A intervallare le due anime sotto le stelle capitoline, ci ha pensato pure la dance post-punk del duo israeliano Red Axes che dal tempietto del Genera Stage ha trasportato la folla – divenuta “sold out” a metà della serata – in un rave spontaneo, dove i cocktail si shakeravano alla perfezione con i suoni techno ed elettronici.

Insomma lo Spring Attitude Festival, a ben vedere pure nella singola data del 16 Settembre, è riuscita a dimostrare come il passato, in tal senso scenografico, si possa bilanciare alla perfezione con i contenuti futuri, macchiandosi però di errori logistici che hanno rischiato di far naufragare l’ambita esterofilia in un racconto nazional-popolare…


Foto: Silvia Parisi


Luca Fortunato

Nato con la 'penna' all'ombra del Colosseo, sono giornalista pubblicista nell'OdG del Lazio. Accanto alle cronache del mio Municipio con il magazine La Quarta, alterno le mie passioni per la musica e il calcio, scrivendo per alcune testate online (M Social Magazine e SuperNews), senza dimenticare il mio habitat universitario. Lì ho conseguito una laurea triennale in Comunicazione a La Sapienza e scrivo per il mensile Universitario Roma. Frase preferita? "Scrivere è un ozio affaccendato" (Goethe).