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Sanremo 2023, la vittoria “umana” dell’alieno Mengoni | COMMENTO

Un alieno fra gli esseri umani: a Sanremo è sbarcato un solo extra-terrestre per legittimare le sue capacità sovrannaturali sopra gli altri artisti in gara. Doveva essere accompagnato dalla sua presunta consorte – in termini umani “Giorgia” – ma è rimasta a bordo del disco volante con una hit troppo “umanizzata”. Ordunque il “Re Matto”, come celebrava un suo precedente brano, è arrivato al Festival della Canzone Italiana dopo aver poggiato l’astronave nell’area portuale rinominata appunto “Lido Mengoni” e si è presentato a tutti con un brano sincero, introspettivo, autentico. “Due vite”, appunto, perché gli alieni sanno raccontare la vita reale e quella onirica, con termini umani che talvolta dimentichiamo di applicare.

“Siamo i soli svegli in tutto l’universo e non conosco ancora bene il tuo deserto”, annuncia subito nel brano, per aprire quel dialogo che milioni di uomini ora fanno propri anche con un ascolto distratto o per una stories che ci azzecca ben poco col significato del brano. “I fiori nella tua camera, la mia maglia metallica” sono il confronto schietto fra un luogo angelico e la vita infernale della routine che ci fa tremare di notte, quando si ha paura che sia la fine di tutto. E quel momento, per gran parte dei fan di Sanremo, è stata buia e rapida per le mancate ore di sonno a rincorrere articoli/commenti , ma riaffiorerà nell’inconscio col tempo, presumibilmente da ora che le luci dell’Ariston si spengono e la canzone girerà come un mantra su tutti i dispositivi acustici. La fortuna, però, è che quel tocco filosofico applicato a quattro mani con Davide Petrella sia stato captato da tutti, sala stampa compresa, decretandone sin da subito la vittoria indiscussa, a scanso di tutti gli ipocriti che parlano di “piattezza”. “Non c’è gusto così, che senso ha la gara?”, discutono gli eterni insoddisfatti, a decretare ancor di più il distacco mentale fra “monotonia quotidiana” e “voglia di cambiamento”. Marco Mengoni, il nostro alieno che è voluto tornare a celebrare la musica leggera italiana dopo l’altro grande brano col quale ha vinto sin da principio il Festival nel lontano 2013, non ha barcollato, neppure dopo gli inutili artifici provati per giustificare l’imminente vittoria legati a una sua precedente intervista al magazine 7 dove parlava di “dismorfismo” riproposta a poche ore dal traguardo. Anzi ha mantenuto coerenza col testo, godendosi ogni istante come fosse l’ultimo nel suo Lido assieme ai suoi fan che lo aspettavano a tutte le ore del giorno e della notte fuori dal Lido e agli addetti ai lavori nei suoi innumerevoli inviti a salire a bordo. Fino a ieri, appunto, quando il Lido è stato riaperto scaramanticamente soltanto dopo la vittoria – era stato salutato infatti venerdì sera (ndr).

Lido Mengoni a Sanremo


Quel che però stupisce è l’influenza degli umani che l’alieno Mengoni ha tollerato durante la settimana sanremese, sancita dalla resa incondizionata di fronte a milioni di italiani che ha lanciato dal palco pochi minuti dopo la vittoria e l’abbraccio forte con il secondo classificato Lazza: “Volevo dedicare questo premio a tutte le donne che hanno partecipato e sono meravigliose. Siamo arrivati in cinque ragazzi e credo fosse giusto dedicarlo a tutte le donne che hanno cantato su questo palco”. Umiltà, misericordia, talento: Mengoni rimane così ai nostri occhi un alieno perché ha umanizzato questi criteri che son diventati nella società odierna irraggiungibili per la sete di successo.

Luca Fortunato

Nato con la 'penna' all'ombra del Colosseo, sono giornalista pubblicista nell'OdG del Lazio. Accanto alle cronache del mio Municipio con il magazine La Quarta, alterno le mie passioni per la musica e il calcio, scrivendo per alcune testate online (M Social Magazine e SuperNews), senza dimenticare il mio habitat universitario. Lì ho conseguito una laurea triennale in Comunicazione a La Sapienza e scrivo per il mensile Universitario Roma. Frase preferita? "Scrivere è un ozio affaccendato" (Goethe).

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