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“La trama del ragno” di Claudio Gattini | RECENSIONE

Gli affari loschi sono il cancro della società. Il malaffare non guarda in faccia nessuno per proteggere il proprio tornaconto personale, che poi è ramificato in vari segmenti dello Stato che riguarda più livelli. Il potere, quello occulto e quindi pericoloso, si infila ovunque, soprattutto dove non dovrebbe. Se trova porte aperte o fessure per entrare significa che la miscela di favori, di intetessi, di danaro, di sesso e di molto altro ancora, rende gli immacolati inospettabili criminali al pari dei delinquenti riconosciuti dalla giustizia. I potenti decidono ed ordinano mentre la manovalanza esegue. Più alta è la posta in gioco più spietati si diventa. Certo, bisogna essere farabutti nell’animo. Poi quando ci si deve difendere dalla malvagità messa in atto dal temibile potere, che deve salvaguardare nomi, caste, flussi di denaro e società fantasma, muta anche il grado di ferocia. In quest’ottica, chi subisce un danno si vendica. La vendetta non regola solo conti in sospeso, li pareggia o li mette in chiaro per chi deve intendere. Nella sostanza, essa, organizza nuovi assetti in cui si possono delineare, se pur all’inizio in modo defilato, alleanze più proficue. Chi vuol uscire fuori dai giochi, spesso paga con la vita anche la sola idea di aver pensato di sganciarsi da legami pericolosi con quel potere che manovra i fili del malaffare. Le insidie sono all’ordine del giorno. Gli interessi, invece, troppo importanti ed ambiziosi per lasciare in circolazione bocche che potrebbero parlare a sproposito, ma con cognizione di causa. 

In La trama del ragno di Claudio Gattini entri in in mondo fatto di segreti, di vendette, di squallore e di posti in cui il potere si intreccia alla crudeltà del possesso. Avere sempre e di più è la base di taluni uomini, costi quel che costi. Nella ragnatela di inganni, di comandi, di alleanze, finisce Alberto Jancur che entra nei servizi segreti militari. Il giovane, con il tempo, comprenderà in che tipo di organizzazione è andato a finire e le sue idee non saranno più le stesse di prima. 

Il romanzo è interessante. La narrazione in alcuni passaggi è frettolosa, tralascia delle tessere che avrebbero dato maggiore ardore al racconto, in compenso la prosa è giusta e ad effetto. 

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario per Mille e un libro Scrittori in Tv di e con Gigi Marzullo Rai Cultura. Giornalista, recensore professionista.