LIBRIUNO SGUARDO SU...

“A casa” di Judith Hermann | RECENSIONE

Arriva un momento in cui decidi di staccare. Lasci indietro tante cose e riparti da un punto che fissa un inizio. Sei stanca, hai bisogno di aria nuova. Pretendi lentezza, calma e cerchi solitudine. Sei fatta per i luoghi isolati, per gli spazi intimi. Fai scorta di parole scritte e usi poco quelle da dire. Procedi a naso, scoprendo profumi e assaggiando il silenzio. Gli occhi sono vispi, attenti. Non ti tradiscono. Vedono ciò che ti basta e vanno anche oltre per solleticare i sogni. Se arrivano bene, altrimenti respiri ciò che hai. Non è mai poco, se fai la somma di quello che hai scelto per stare  meglio. Appartenere alle cose semplici, che rendono l’esistenza più autentica, ti risparmia dalla frenesia nel dar conto al tempo. Se acceleri esso ti chiederà di andare ancora più veloce e ti perderai il sapore della vita. Alla fine dei conti ti resterà poco o niente se continui a girare come una trottola. Annaspi. Poi, decidi. E ti viene il coraggio di farlo, di cambiare. All’istante. Pensare molto potrebbe impedire una scelta, rimuginare sui dubbi ritarda quell’istinto che andrebbe ascoltato come una forma di via libera. Certo, bisogna prepararsi alle incertezze. Almeno contare su ciò che si ha di sicuro per poi lasciarsi traghettare dal vento. Saprai trovare e riconoscere la tua casa. 

In A casa di Judith Hermann sei i passi della protagonista, di cui non si conosce il nome, che chiude un capitolo della sua vita per aprirne uno tutto nuovo. Come vuole lei. Si trasferisce in un paesino freddo dove lavora nel pub del fratello, un sessantenne fanfarone e sfaccendato. Sceglie la solitudine. Resta inquieta, ma ha scelto.

Il romanzo ha poca presa. La narrazione procede lenta. E’ fatta di vento, di pioggia, è evanescente.

 

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario per Mille e un libro Scrittori in Tv di e con Gigi Marzullo Rai Cultura. Giornalista, recensore professionista.