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“Una lavagna di candida pelle” di Romano Greco | RECENSIONE

La crudeltà ha occhi penetranti, è camaleontica. Ti osserva, ma non si fa vedere, poi esplode. A volte, ha anche modi gentili per arrivare allo scopo, per depistare le vere intenzioni. E quella gentilezza ti fa abbassare le difese e ti incastra, ti mette con le spalle al muro rivelandoti ciò che appare inaspettato. La crudeltà, se non conosci appieno la paura, non riesci a fiutarla. Succede così che ti assale privandoti anche del nome. Il terrore negli occhi è il risveglio nell’incubo. Ci sei finito dentro ascoltando la voce che poi è diventata fredda e tagliente come un coltello. Cerchi di ricordare dove hai sbagliato e preghi Dio di salvarti. Ci sono vittime che finiscono nelle mani di crudeli, di folli. Possono essere assassini, stupratori, psicopatici, serial killer, hanno la violenza, il sadismo, la crudeltà in corpo. Soggetti del genere hanno tante facce, alcune anche familiari. Pensano di essere onnipotenti, scaltri, unici. Mentono, lo sanno fare come anche soggiogare le vittime. Forse, pensano anche di avere un che di sacro. Forse hanno anche la voce sommessa, per gentilezza e mollezza della crudeltà. Di certo, avranno occhi che da soli tengono su le vittime per il terrore. Due cerchi iniettati di rosso da una lingua sconosciuta che fa paura. 

Nel romanzo Una lavagna di candida pelle di Romano Greco ti muovi in punta di piedi per non far sentire il tuo respiro. Ci sei, ma ti nascondi tra le pagine e aspetti di sapere come va a finire. Segui i ragionamenti ed i percorsi di un criminologo, Enzo, a cui uno psicopatico ha ridotto quasi a fin di vita la sorella. Sospetti, piste, certezze, prove, sono tutte le mosse di menti eccezionali, nessuna esclusa, ed entrare nel lato oscuro dello psicopatico è come giocare una partita a scacchi. Lui ha una fissa, una mania ed una firma. Qualcuno sceglie la strada più semplice, quella sbagliata, per chiudere il caso perché vede attraverso una miopia di comodo e di comando. Ma la verità è un’altra cosa e sta da tutt’altra parte.

Bellissimo lo stile narrativo. Lo scrittore mette in piedi un romanzo noir potente, denso. Crea personaggi dalla psicologia interessante, dalla personalità forte. Tutti, principali e secondari, hanno carattere. Il lettore va avanti, ha voglia di scoprire la realtà. I colpi di scena sono ben equilibrati e distanziati. Le componenti criminologica ed investigativa sono ben studiate e collocate in una scrittura semplice ed avvincente. Il lettore entra appieno nella storia tenendo sempre alta la curiosità.      

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario per Mille e un libro Scrittori in Tv di e con Gigi Marzullo Rai Cultura. Giornalista, recensore professionista.

Un pensiero su ““Una lavagna di candida pelle” di Romano Greco | RECENSIONE

  • Ringrazio Lucia Accoto per avermi dedicato questo spazio. E la ringrazio, oltre per l’aver letto questo mio lavoro, per averlo recensito in maniera oltremodo accattivante, dedicandogli parole che riconosco sincere.
    Romano Greco

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