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Trent’anni fa usciva l’ultimo capolavoro dei Queen e Freddy Mercury: Innuendo

All’inizio di febbraio del 1991 usciva Innuendo, ambizioso quanto straordinario album dei Queen, reduci allora dal successo di A Kind Of Magic e The Miracle. Nessuno di noi, all’epoca, poteva saperlo, ma sarebbe stato l’ultimo lavoro della band con Freddie Mercury. Il frontman, infatti, veniva a mancare il 24 novembre dello stesso anno. Leggendo tra le righe dei testi, viaggiando nell’atmosfera di quelle tracce e osservando attentamente le immagini dei video si potevano, però, già cogliere gli indizi della malattia. Il senso di paura per la morte è presente in tutto il disco. Innuendo è un capolavoro dei Queen. Uno dei brani più complessi e sfaccettati della band, figlio di una combinazione eclettica di diversi stili musicali: opera, flamenco, progressive e heavy metal. Si tratta anche di un pezzo che ha dato tutta la sua anima in studio, non venendo mai performato dal vivo, non con Freddie Mercury almeno. Nel 1992, infatti, al concerto di tributo dopo la morte dell’iconico frontman, i Queen lo hanno interpretato al fianco di Robert Plant. Il brano, quindi, della sinuosa durata di sei minuti e mezzo, rappresenta il contraltare degli anni Novanta di Bohemian Rhapsody ed è una perla rara. La sua uscita come singolo è datata 14 gennaio 1991, poco dopo la pubblicazione dell’omonimo album, che abbraccia Innuendo come sua prima traccia. E proprio in riferimento a questo, sull’album, affiora una nota che recita “Additional Ministrel Guitar”. E il richiamo è a Steve Howe, magistrale chitarrista della band progressive rock Yes e amico di lunga data dei Queen. Lui e Freddie si erano infatti incontrati per la prima volta ai Townhouse Studios di Londra, per poi intrecciare nuovamente il loro rapporto in Svizzera. Steve Howe approdò lì quasi per caso, trovandosi in vacanza a Montreux per rievocare ricordi passati. Mentre stava pranzando, incontrò un membro dello staff della band con cui aveva già lavorato, Martin Gloves, e questo lo indirizzò agli studi. Poi accadde tutto in modo naturale. Mercury, May e Roger Taylor gli fecero ascoltare tutto l’album in lavorazione, lasciando Innuendo come ultima traccia e gli chiesero di aggiungere delle chitarre, improvvisando al momento. Volevano un sound spagnoleggiante che cavalcasse l’intera composizione, un assolo di flamenco che sorvolasse la già perfetta narrazione in musica. E in due ore e mezzo Howe ci riuscì, tracciando con una chitarra spagnola, la Gibson Chet Atkins, un’impronta inconfondibile. Quella era la stessa chitarra usata da May per la restante registrazione. I due infatti si divisero l’assolo di chitarra. La prima parte, che troneggia dopo tre minuti di canzone circa, è quella acustica di Howe, conosciuta come primo assolo di flamenco, dove il chitarrista compone una scala armonica che tocca circa 24 note in pochissimi secondi. Si aggiunge poi, dopo il ponte lirico di Freddie, la ripresa dell’assolo in elettrica di May. Il risultato è spettacolare, se contiamo l’incipit alla batteria di Taylor, trainato dal roboante tocco dei rullanti come se fosse una marcia e dall’ingresso vocale trascendentale di Mercury.
La canzone infatti richiama infatti la sua condizione all’epoca, quell’insinuazione che permeava la sua quotidianità attraverso la famelica curiosità di conoscere la sua malattia. Pochi mesi dopo Freddie sarebbe scomparso sotto la morsa di quella stessa malattia ed è spettacolare pensare che uno dei suoi ultimi lasciti, se non l’ultimo, sia un’opera così complessa, che permea l’ascolto di una vocazione spirituale. Essenziale fu poi il contributo di Howe, a impreziosire il tocco di May, già artefice di una corazzata orchestrale incredibile sul brano.

Chi ha visto Bohemian Rhapsody, il film di Bryan Singer dedicato ai Queen, potrebbe pensare che Freddie Mercury abbia confessato ai compagni di essere sieropositivo prima del Live Aid, nel 1985. In realtà, è accaduto più tardi. Quando la sieropositività, scoperta nel 1987, è diventata AIDS conclamato, nel 1989, l’artista è stato costretto a condividere il suo stato di salute. Era novembre, le registrazioni di Innuendo – iniziate a marzo – entravano nel vivo per continuare durante tutto il 1990. Il disco sarebbe dovuto uscire alla fine di quell’anno, ma le condizioni di Mercury hanno costretto a posticipare l’uscita a febbraio del 1991. La salute del cantante è stata tenuta nascosta ai media, anche se, durante un’apparizione ai Brit Awards del 1990, qualcuno ha cominciato a porsi il problema. Tutto questo influirà sui testi e sulle atmosfere dell’album, intriso di malinconia, ma anche pieno di momenti energici. La Bohemian Rhapsdy degli anni 90 ‘, così è stato subito definito Innuendo. Di sicuro per le sue caratteristiche: una lunga suite (sei minuti e mezzo) composta da vari movimenti che mescola hard rock, flamenco, operetta e progressive rock, in un andirivieni tra generi che spiazza continuamente. Il tema principale, dall’andamento di un bolero, è nato da una jam session tra Bryan MayJohn Deacon e Roger Taylor

Così è stato subito definito Innuendo. Di sicuro per le sue caratteristiche: una lunga suite (sei minuti e mezzo) composta da vari movimenti che mescola hard rock, flamenco, operetta e progressive rock, in un andirivieni tra generi che spiazza continuamente. Il tema principale, dall’andamento di un bolero, è nato da una jam session tra Bryan May , John Deacon e Roger Taylor. Freddie Mercury ha aggiunto la parte della melodia e il testo, completato poi da Taylor. Ma la scintilla che ha reso Innuendo un brano unico è arrivata per caso: Steve Howe, il chitarrista degli Yes, si trovava nello studio di registrazione e Freddie lo ha invitato a suonare una parte. Howe ricorda che gli è stato suggerito di fare qualcosa alla Paco De Lucia, e così il flamenco irrompeva nella canzone, per poi lasciare spazio a un bridge dal sapore di musica classica: quando la voce di Freddie intonava le parole “You can be all you want to be” partiva un coro da operetta. E poi ritornava la chitarra di Brian May con un potente assolo hard rock. Canzone eclettica e multiforme, alla sua uscita è stata accompagnata da un video altrettanto sorprendente. Realizzato in stop-motion con figure di plastilina, è stato ambientato in un cinema dove scorrevano sullo schermo spezzoni di vecchi video della band. I quattro musicisti sono stati rielaborati secondo vari stili: Mercury secondo quello di Leonardo da Vinci, May degli incisori Vittoriani, Taylor di Jackson Pollock e Deacon di Pablo Picasso. Si dice che il titolo della canzone, insinuazione, fosse dedicato alla stampa, che aveva iniziato a diffondere illazioni sulla salute di Mercury. I’m Going Slightly Mad, These Are The Days Of Our Lives, e come dimenticare The Show Must Go On quasi uncongedo di Freddy Mercury che alla fine di quel 1991 ci lasciava a 45 anni appena. Un artista a tutto tondo geniale, gentile che ha fatto sognare e che ancora emoziana che ascolta la sua voce struggente.

Armando Biccari

Mi chiamo Armando Biccari ho origini pugliesi sono un giornalista ho lavorato e lavoro lavoro per diverse Testate giornalistiche online e Carta Stampata, e Radio TV ho vissuto in diverse città Italiane Genova, Venezia, Prato Macerata. Tra le mie passioni ci sono oltre al Cinema la comunicazione musicale Sociologia dei New Media Audiovisivi Televisione, e la comunicazione scientifica e tutto il resto...